Il libro analizza la storia dei media e la sfera pubblica dell’Occidente, l'identità e il ruolo dei mezzi di comunicazione e l'interazione con le istituzioni, la professione del giornalista e del comunicatore.
Storia del giornalismo e della comunicazione
di Anna Carla Russo
Il libro analizza la storia dei media e la sfera pubblica dell’Occidente, l'identità e
il ruolo dei mezzi di comunicazione e l'interazione con le istituzioni, la
professione del giornalista e del comunicatore.
Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa -
Napoli
Facoltà: Scienze della Comunicazione
Esame: Storia e Tecniche del Giornalismo
Titolo del libro: Storia del giornalismo e della comunicazione
Autore del libro: Paolo Scandaletti
Editore: Edizioni Giuridiche Simone
Anno pubblicazione: 20081. Cultura e comunicazione orale
La storia inizia con l’avvento dell’alfabeto, ma è nella preistoria che vanno ricercate le sue radici, in quei
sistemi di comunicazione interpersonale preesistenti alle convenzioni grafiche.
Non essendoci documenti scritti la preistoria è analizzata in base ad altre testimonianze come le rocce, i
tratti delle razze, i graffiti: l’insieme di queste ricerche mostra che la preistoria ha dato vita a forme di civiltà
con fasi evolutive legate ai materiali usati: la pietra rozza per l’età paleolitica e quella levigata per la
neolitica, l’età del rame e del fuoco, l’età del bronzo e poi del ferro.
I primi uomini erano pastori nomadi che si muovevano seguendo il corso di fiumi come il Nilo, il Tigri e
l’Eufrate. Una delle maggiori aree di espansione umana fu la “Mezzaluna fertile”.
La scoperta dell’agricoltura indusse l’uomo a diventare stanziale e costruire abitazioni e villaggi;
quest’uomo ormai diventato “sapiens” va oltre i graffiti quindi il linguaggio si evolve e la comunicazione si
fa più complessa anche in parallelo all’evoluzione economica.
Nacquero le tavolette d’argilla dove i segni si astraevano dal parlato per farsi comprensibili da popoli di
idiomi diversi, così dal 3300a.C. si sviluppò la pittografia.
In Mesopotamia giunsero i Sumeri, popolo assai attivo e innovatore che diede vita alle città-stato
organizzate gerarchicamente e guidate da un re; qui la corsa al potere fece sviluppare sempre più la
comunicazione e Uruk è la città simbolo perché qui nasce l’alfabeto.
Tutto ciò che l’uomo conosceva fino a quel momento era tramandato oralmente attraverso espressioni
verbali e formule, ovviamente la comunicazione verbale non ha un valore negativo infatti anche in Grecia la
poesia epica trionfa nelle piazze nei versi di Omero, anche se Platone la criticherà perché non induceva alla
critica questa resiste alle biblioteche e ci dimostra ancora oggi che i nuovi mezzi espressivi si aggiungono ai
precedenti ma non li eliminano.
Le tavolette pittografiche o ideografiche ben presto rivelarono i loro limiti. L’urgenza di documentare le più
disparate transazioni portò ad una drastica semplificazione dei segni: segmenti e angoli al posto delle linee
curve; tratti incisi, nasce la scrittura cuneiforme.
Tre sono le fasi della scrittura: scrittura relativa a immagini(pittogramma); scrittura riferita a concetti
(ideogramma) e quella che fa corrispondere suono a segno (fonogramma).
Sia il contabile-sacerdote che l’autorità politica gestivano la proprietà terriera, si afferma così l’assolutismo
regio di cui noi sappiamo solo grazie alla comunicazione manoscritta: merito degli scribi che annotavo le
vicende. Questo tipo di comunicazione permise lo sviluppo della civiltà sumerica e l’unificazione del
territorio sotto la guida di un unico re, impresa che riuscì a Sargon di Akkad, dopo di lui Gudca invece
stringe rapporti culturali ed economici con i vicini, così alla lingua sumerica subentrò quella semitica degli
Accadi e questa lingua sarà utilizzata nella comunicazione orale e scritta per due millenni lungo il dominio
babilonese e assiro; è l’idioma del Codice di Hammurabi dove furono raccolte leggi valide per tutta la
Mesopotamia.
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Storia del giornalismo e della comunicazione Ciro, re dei Persiani conquistò definitivamente la Mesopotamia facendone tramontare la civiltà e Dario, suo
successore completò l’opera realizzando un impero dalla Grecia all’Egitto alle rive dell’Indo; egli introdusse
la moneta unica e un ordinamento amministrativo, la rete stradale.
La città di Ebla, scoperta italiana fatta alla fine degli anni ’60 dal prof. Paolo Matthiae, fu grandiosa perché
circa ventimila tavolette testimoniarono l’esistenza di un’ottantina di regni e città legati fra loro da vincoli di
lingua, storia, commerci e qualche guerra; l’assetto politico-amministrativo di Ebla era originale: 14
governatori provenienti fa famiglie nobili formavano il Senato e guidavano le aree in cui era diviso lo Stato,
avevano cariche a vita ed eleggevano il sovrano con un mandato dalla durata di sette anni, una “monarchia a
termine”, veniva eletto un capo del governo incaricato dell’amministrazione. Eccezionale era la figura della
regina dotata di autonomia finanziaria con personale a lei addetto. Già allora la fonte delle ricchezze era il
commercio internazionale. Questa civiltà era fornita anche di un esercito e di una rete spionistica; inoltre i
testi nelle scuole permettevano al trasmissione dei saperi che andavano dalla matematica, alla botanica, alla
biologia, zoologia e mineralogia, e possedevano un vocabolario per le traduzioni dalla lingua sumerica a
quella sannita-eblaita.
Intorno al fiume Nilo nacque una civiltà durata oltre 3500 anni, gli Egiziani unificati da Narmer, emblema
della civiltà sono le piramidi. Due fenomeni ne caratterizzarono l’evoluzione: la crescita dell’influenza
politica dei sacerdoti di Amon, l’espansione verso l’Est asiatico sotto la guida di Ramses II; indipendenza
che termina con l’occupazione del persiano Cambise, ma solo gli Arabi nel VII secolo misero fine a quella
cultura caratterizzata dall’originale e inconfondibile scrittura geroglifica combinazione di segni e immagini
di grande eleganza pittorica; gli egiziani si servivano della carta di papiro; nella vita egiziana leggere e
scrivere e quindi conoscere poneva in una condizione di privilegio.
Alla caduta dello Stato cretese-miceneo nel 1400 a.C. comparvero i Fenici che erano abitanti della costa
orientale presidiata da città forti e autonome come Sidone e Tiro, di origine semitica. Avevano
perfezionatole tecniche marinare tanto da viaggiare anche di notte e quindi puntavano principalmente sui
commerci mediterranei, trasportavano prodotti orientali scambiati con materie prime; in Europa scienza,arte
e scrittura orientali ed erano pacifici.
Per rendere più veloci gli scambi i Fenici inventarono un alfabeto assai semplificato che costituisce ancora
oggi il supporto alle principali lingue del mondo; l’introduzione di una scrittura lineare semplicissima, 22
segni di uso universale associati a formare parole, veniva chiamato “sillabario senza vocali” alle quali
avrebbero provveduto poco dopo i Greci che introdussero anche l’uso di scrivere da sinistra a destra. Questo
sistema era alla portata di tutti e facilitò l’apprendimento della scrittura, della lettura e della conoscenza
allargando i confini della comunicazione personale e sociale.
Creta dette l’impulso alla civiltà micenea dove nacque l’antica scrittura , le polis e la Magna Grecia e
l’alfabeto moderno con 25 lettere da cui deriveranno l’etrusco, il latino, il cirillico.
Si afferma una mentalità teoretica e con Socrate Platone il metodo dialettico del ragionamento; valore la
notizia, i Greci necessitavo di informazioni ampie e certe; famoso è il soldato che portò correndo da
Maratona la notizia ad Atene della vittoria sui persiani.
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Storia del giornalismo e della comunicazione Decisiva anche la saggezza della Roma repubblicana che con le Dodici Tavole mise a disposizione di tutti le
leggi sulla convivenza.
Con l’affermarsi della scrittura i saperi si trasferiscono in carte e libri; oltre che a scrivere si impara a
leggere, ma la lettura non è facile perchè mancano ancora grammatica, ortografia e punteggiatura. Nasce con
la filosofia, la logica, l’etica e un abbozzo di scienza, ma nonostante tutto l’oralità tiene ad esempio
nell’insegnamento, nei discorsi in piazza, inoltre nell’antichità erano pochi coloro che sapevano leggere e
scrivere e cresceva l’alfabetizzazione professionale di copisti e scribi che lo facevano a pagamento per tutti
gli altri.
I materiali adoperati per la scrittura erano vari: i Sumeri usavano le tavolette d’argilla, gli Egiziani il papiro;
i Cinesi della seta, ma sarò la pergamena in Grecia a primeggiare per
resistenza e durata, ma questa era difficile da reperire e costosa da produrre così alla fine del I secolo d.C.
sotto la guida della dinastia Han orientali, la Cina riconquistò prestigio e il funzionario di corte, T’sai Lun
nel 105 inventò la carta usando cortecce di gelso e bambù, setacci di seta e cotone, gli Arabi poi strapparono
il Turkestan alla Cina e trovarono a Samarcanda una fiorente industria cartaria, ne perfezionarono il
procedimento aggiungendo collante d’amido e soluzioni gommose; la carta arriva in Spagna nel XII secolo e
poi in Sicilia con gli Arabi. I cartai italiani procurarono un valore aggiunto al prodotto battendo gli stracci
con magli di pietra e aggiungendo gelatina animale per la collatura. A Fabriano si producevano fogli di
cartai per i notai; nel 1923 fu introdotta la tecnica della filigrana.
In breve tempo l’arte del far carta dilagò in Europa e con la rivoluzione industriale si costruì una macchina
capace di produrre un foglio continuo largo 60 cm, poi arriverà ala cellulosa.
La civiltà cinese anticipa anche alcune tecniche di stampa introducendo la xilografia.
Fu ad Atene nel V secolo a.C. che comparvero i primi libri manoscritti.
Il primo editore fu Tito Pomponio Attico, amico di Cicerone e sempre a Roma le librerie diventano luoghi
d’incontro per gli intellettuali.
Alcune comunità cristiane leggendo collegialmente i Vangeli contribuirono alla diffusione della lettura; nei
monasteri si copiavano i libri, funzione assunta nel XII secolo dalle università.
Ancora in Grecia troviamo le prime biblioteche private e poi pubbliche; i Romani le portarono poi dalla
Grecia come bottino di guerra, ma rimasero nelle case dei consoli; l’idea di biblioteca pubblica viene a
Giulio Cesare e fu realizzata nel 39 a.C. da Pollione. Dalle invasioni barbariche i libri si salvarono
rifugiandosi nei monasteri e seppur analfabeta Carlo Magno era sensibile alla Cultura e disponeva di una
biblioteca privata a palazzo.
La biblioteca pubblica rinasce poi nel XIV secolo con la riscoperta dei classici, sorgerà a Firenze nel 1441
per opera di Cosimo il Vecchio de’Medici;poi Andrea Gritti realizza a Venezia una delle più prestigiose
biblioteche del mondo,la Marciana di Piazzetta dei Leoni.
Anche gli illetterati venivano raggiunti dai messaggi tramite immagini dipinte o scolpite.
Mentre Ebraismo e Islam trasmettono il senso del divino solo graficamente i cristiani usano le statue. Il
rituale è stato un medium assai efficace nell’offerta di rappresentazioni memorabili, religiose e politiche,
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Storia del giornalismo e della comunicazione infatti è solo nell’XI secolo che papi e re cominciano ad usare abitualmente la scrittura per i propri
documenti e ordinanze. Luoghi di comunicazione sociale, oltre le chiese e i palazzi del potere sono i teatri,
le sedi giudiziarie e le piazze, ma anche le carceri e i patiboli costituiscono potenti vie per comunicare la
necessità di obbedire alle regole.
In campo religioso messe solenni, adorazioni eucaristiche, cerimonie, fanno intuire la sostanza dei messaggi
come anche gli eventi politici; anche la povertà aveva imparato a rappresentare scenograficamente la propria
indigenza.
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