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Gli scopi dell'educazione


Il cambiamento sembra essere la ragion d’essere del lavoro educativo. In particolare, il cambiamento in area educativa è inteso come un bilancio qualitativamente e quantitativamente positivo tra la situazione iniziale e quella finale.
Il cambiamento non può essere inteso solamente come qualcosa di auspicato e intenzionalmente voluto dalla coppia educatore-educando: il cambiamento può essere anche una trasformazione temuta, un passaggio non auspicato da uno stato a un altro caratterizzato da un bilancio negativo.

L’autonomia dovrebbe costituire l’orizzonte di finalità per eccellenza di qualsiasi progetto educativo.
Il termine autonomia significa esercitare la libertà di scelta tra alternative effettivamente praticabili, poter vivere la complessa rete di dipendenze funzionali che lega un soggetto agli altri.
Il lavoro educativo è connaturato all’ampliamento, alla stabilizzazione, al recupero dell’autonomia, ma anche alla riduzione dell’autonomia dell’educando all’interno di spazi ritenuti insuperabili per il proprio e l’altrui interesse.

L’autonomia è riferita alla vita, ma anche alla relazione educativa, cioè all’esperienza che il processo di maturazione e gestione dell’autonomia deve favorire e accompagnare.
L’esperienza educativa, per poter essere definita esperienza compiuta, deve quindi generare autonomia da se stessa, operare tendenzialmente per la propria estinzione.

Nella relazione educativa c’è il rischio di una falsa autonomia del soggetto che, in realtà, è abbandono dello stesso da parte di un sistema di protezione pubblico. Nell’ambito delle politiche previdenziali, assistenziali, sanitarie, ecc., si assiste sempre più all’esaltazione dell’autosufficienza.

Tratto da L’EDUCATORE IMPERFETTO di Anna Bosetti
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