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I simboli sacri e la loro efficacia


Alla base di ogni rappresentazione religiosa, ha scritto Clifford Geertz, vi sono dei simboli sacri, che servono a sintetizzare l’ethos di un popolo.
I simboli, dunque, significano dei concetti che rinviano ai valori fondamentali e ultimi di una società. Per questo si dice che la religione equivale a una visione del mondo, dove però questa si ricopre di un’aura di sacralità. I simboli religiosi sono, infatti, “sacri”.
Le cose sacre sono “separate” da quelle profane e, a differenza di queste ultime, che sono accessibili a tutti, sono vietate a chi non è consacrato; e “interdette” , ovvero che suscitano nell’essere umano rispetto e timore reverenziale, al punto di essere percepite come pericolose.
I simboli sacri agiscono su coloro che li percepiscono mettendoli nella condizione di predisporsi a un’azione e/o suscitando in loro un particolare stato d’animo.
Il tipo di ordine che i simboli sacri suggeriscono riguarda la certezza che, nonostante il mondo si presenti come un insieme di eventi caotici e imprevedibili, dolorosi e capaci di sconvolgere l’universo morale degli esseri viventi, vi è pur sempre una realtà ultima, sicura, vera e immutabile alla quale ci si può richiamare.
In questo senso i simboli sacri svolgono una funzione integrativa e protettiva.

Tratto da ELEMENTI DI ANTROPOLOGIA CULTURALE di Anna Bosetti
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