La psicosi come evento multigenerazionale
Spesso la psicosi viene connotata da significati e rappresentazioni volte a contenere l’ansia che essa genera nell’individuo e nei sistemi di convivenza. Costruire un confine rigido tra gli universi rappresentazionali della salute/normalità e della malattia/altro da sé ha una funzione protettiva finalizzata a contenere l’ansia generata dalle stesse rappresentazioni.
La malattia mentale è un fantasma sempre presente evocato dalle crisi evolutive, dallo stress e dall’impotenza che minaccia la nostra ordinaria esistenza e ne definisce un possibile esito.
Gli aspetti più temuti sono la perdita del controllo degli impulsi, l’auto ed eterodistruttività.
I sogni sono espressione della nostra parte psicotica che accuratamente scindiamo dalla parte razionale-logica, adattata e consapevole nella quale ci identifichiamo.
Il mito individuale e familiare si fonda su elementi oggettivi ma si arricchisce di una trama fantasiosa alimentata dal desiderio o dalla paura. La realtà altamente desiderata o temuta diventa funzionale a determinati bisogni dell’individuo. L’integrazione di elementi del desiderio con quelli più oggettivi colora la realtà escludendone gli aspetti più minacciosi. In tal modo ci si protegge dalla propria fragilità e dalle angosce insorgenti da una aderenza maggiore al reale.
L’innocenza patologica ne è una conseguenza fino al buonismo delirante tipico di adesioni acritiche a visioni di ispirazione religiosa o comunque altamente ideologizzate.
Nel caso di una costruzione mitologica fondata sulla paura si vuole rispondere a bisogni coesivi, di dipendenza emotiva e di inadeguatezza ad affrontare responsabilità e impegni connessi alla propria età e alla fase del ciclo vitale che si attraversa. Nei casi estremi si consegue una conclamata formazione delirante persecutoria.
In accordo con Whitmont si ritiene l’immagine l’unità di base e originaria del funzionamento mentale. Il pensiero è la risposta difensiva per poter neutralizzare tramite la concettualizzazione la moltitudine di immagini cariche di affetti.
Laddove si generano emozioni potenti c’è il rischio di non poter sufficientemente arginare tramite il pensiero gli effetti devastanti delle stesse e il campo psichico verrebbe invaso dal flusso incessante di immagini-emozioni prodottesi dall’interazione tra mondo interno e mondo esterno.
Continua a leggere:
- Successivo: Interazioni familiari e schizofrenia
- Precedente: La stanza del delirio
Dettagli appunto:
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Psicologia
- Titolo del libro: Terapia ragionata della schizofrenia
- Autore del libro: Cantelmi T, De Santis A, Scione G
- Editore: Scione Ed.
- Anno pubblicazione: 1998
Altri appunti correlati:
- Psicologia Clinica
- Igiene mentale. Psichiatria e prevenzione.
- La diagnosi in psicologia clinica
- Psicopatologia differenziale
- Psicopatologia dell'età evolutiva
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- Le allucinazioni uditive nella schizofrenia: ipotesi biologiche ed ipotesi psicologiche a confronto
- Percorsi di integrazione sensoriale nel trattamento delle psicosi
- Le Allucinazioni Uditive: aspetti teorici e l'esperienza di un gruppo di auto mutuo aiuto in un CSM Romano
- La schizofrenia in ambito psichiatrico residenziale
- L’effetto placebo nella schizofrenia
Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.