Formazione ed elaborazione del mito familiare

Formazione ed elaborazione del mito familiare    

Nella famiglia possono sorgere dei problemi , che si strutturano in rapporti patologici quando si viene a costruire un mito familiare che contrasta con la realtà biologica e culturale in cui vive la famiglia.    
Una delle caratteristiche del mito sembra proprio quella di collocarsi in un’area intermedia dove la realtà e la storia si mescolano alla fantasia per creare nuove situazioni in cui gli elementi originari vengono arbitrariamente utilizzati e collegati tra loro. Il mito diventa quindi l’antitesi della cronaca: dove questa non può prescindere dal maggior numero di elementi di realtà per descrivere in modo appropriato quanto accade, il primo cresce e si sviluppa proprio sui “vuoti”, sulla mancanza o sull’incompletezza di dati e spiegazioni attendibili su di essi. Al loro posto subentra l’atto creativo fantastico.    
Dunque nel mito coesistono elementi reali ed elementi fantastici, che insieme contribuiscono alla costruzione di una realtà funzionale a determinati bisogni emotivi dell’uomo: dare un senso a un insieme di avvenimenti ambigui e casuali che diventano tanto più minacciosi quanto più non è in essi riconoscibile un’intenzionalità; trovare una causa magari riconducibile a una persona o a un essere soprannaturale che possa essere individuato come un nemico o come un amico.
Il percorso del bambino, dopo aver cercato di individuare e di conoscere la fonte delle stimolazioni di cui è oggetto, è quello di rendersi conto di chi lo può proteggere e di chi potenzialmente lo minaccia, o meglio minaccia le sue esigenze di gratificazione e di dipendenza. Un bambino in grado di simbolizzare sta già costruendo i suoi “miti” personali, che saranno il risultato dell’interazione con quelli che l’ambiente gli ha trasmesso o sta cercando di trasmettergli. Mito individuale e mito familiare sono quindi strettamente interconnessi e si evolvono di pari passo