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Margaret Mahler


Margaret Mahler era una pediatra di origini ebraiche, emigrata in America. Negli anni '50-'60-'70 aveva iniziato ad osservare i bambini in una situazione standardizzata in laboratorio, per studiare l'interazione tra madre e bambini, bambini ed altri bambini e così via, videoregistrandoli. Ha sviluppato una propria teoria sullo sviluppo infantile, lavorando con bambini normali e con bambini psicotici.

Stepansky, autore di una biografia della Mahler scrisse che la sua ricerca consisteva nel chiedersi: “Attraverso quali passaggi il bambino medio emerge dalle nebbie dello stato di simbiosi, si separa dalla madre e prosegue fino a consegnare il senso della propria entità e identità? Cioè: attraverso quali processi un bambino, che si presume viva in uno stato simbiotico extrauterino che rispecchia per certi versi la vita intrauterina, diventa una persona separata dalla madre con una propria identità?

MARGARET MAHLER '70
Tutte le sue ricerche si basavano sui primi tre anni di vita --> Lei utilizzava, un po' come Anna Freud, l'osservazione psicoanalitica: dietro al laboratorio vi erano degli specchi, dietro ai quali vi erano psicoanalisti. Il setting era standardizzato. Gli osservatori erano due partecipanti psicoanalitici e il tutto veniva videoregistrato. Fece anche numerosi studi longitudinali sulla coppia madre-bambino.

MAHLER (“DALL'INFORME ALLA FORMA”)


DALLA PSICOSI ALLA NORMA

Anche la Mahler aveva il problema di spiegare lo sviluppo dei bambini normali, il passaggio da “stato informe” alla forma che poi prende l'identità. La prima cosa che fa, osservando le coppie di madre-bambino è il rifiuto di narcisismo primario, il quale viene ridefinito come lo stato di indifferenziazione tra madre e bambino, in contatto sin dall'inizio. Il narcisismo corrisponderebbe quindi ai due stadi dello sviluppo (autismo normale e simbiosi normale) e il fine dello sviluppo è il raggiungimento e la costruzione di un Sé separato dall'oggetto primario madre, autonomo nel mondo reale, e non, come riteneva Freud, il primato genitale.

Un altro concetto fondamentale della Mahler è che la nascita biologica del bambino non corrisponde alla sua nascita psicologica. La nascita psicologica, infatti, non è un evento ma un lungo processo intrapsichico che avviene in interazione con la madre e che continuerà per tutto l'arco della vita.

FASI: AUTISTICA NORMALE


La prima fase viene chiamata autistica normale. La Mahler vede e osserva i comportamenti dei bambini autistici e presume che questi siano regrediti ad una fase della vita che chiama autismo. Si rifà a questa citazione freudiana: “il pulcino rinchiuso nel guscio dell'uovo con la provvista di alimento…” (Freud, 1911).

Le prime settimane sono in continuità con la vita uterina; dominano i processi fisiologici, il bambino è un essere essenzialmente biologico. Riprende un altro concetto freudiano: la barriera agli stimoli. Spiegazione della barriera agli stimoli: per Freud noi dobbiamo investire qualcosa perché questo abbia un significato; è necessario investire anche il nostro stesso corpo: io non posso percepire finché non  ho dato energia psichica per esempio ai miei organi di senso (se investo i miei occhi allora la vista inizierà a funzionare). Anche Hartmann afferma le stesse cose quando parla di neutralizzazione. Esiste perciò alla nascita una barriera agli stimoli, il cui presupposto consiste nel fatto che i bambini alla nascita non erano in grado di percepire: si pensava che questi avessero una barriera agli stimoli che impediva loro di percepirli poiché gli organi di senso periferici non erano investiti. Giunge a questa conclusione osservando i bambini autistici: se i bambini autistici hanno difficoltà a processare stimoli (a percepirli) e  presuppongo che questi bambini siano regrediti a una prima fase dello sviluppo, allora vorrà dire che nei bambini molto piccoli (fase a cui sono regrediti i bambini autistici) normali esiste una barriera agli stimoli.

Il fine di questa fase: è quello di mantenere e impedire le rotture di stati essenzialmente omeostatici. La vita del bambino, anche per la Mahlar, in questa fase, è segnata da  ritmi di gratificazione e frustrazione.
Il narcisismo primario sta nel fatto che la fase autistica può essere considerata una fase senza oggetto, in quanto la madre è ancora percepita come parte di sé.

RIPENSAMENTO: FASE AUTISTICA

Nel 1985, con l'uscita del suo libro, Stern comincia a fare una critica a questi concetti mahleriani, in particolare alla fase autistica normale, affermando che non esiste alcuna barriera agli stimoli, che i bambini sono in grado di percepire ed elaborare stimoli fin dalla nascita. Essi hanno anche una preferenza per alcuni stimoli (es., configurazioni volto umano, voce materna, imitazione di espressione facciale): il bambino è quindi in contatto con la madre fin dalla nascita.

Nei primi 3 mesi, i neonati hanno una preferenza per l'esplorazione di stimoli perfettamente contingenti che risultano dalla propria attività motoria (cioè stimoli immediatamente vicini). L'ipotesi oggigiorno è che non esiste una fase autistica normale ma  che queste prime fasi dello sviluppo siano molto importanti per lo sviluppo di una rappresentazione mentale primaria del proprio corpo (proprio per la preferenza verso gli stimoli contingenti).

FASE SIMBIOTICA

Anche questa è definita dalla Mahler come una fase pre-oggettuale in cui due esseri sono “racchiusi da una membrana”. Grazie alla maturazione fisiologica aumenta la sensibilità agli stimoli perché si riduce la barriera agli stimoli e il bambino grazie al suo sviluppo ha una consapevolezza del mondo confusa (madre che funge da Io ausiliario): il bambino percepisce la madre, ma la confonde con Sé. L'aspetto osservabile sarebbe il sorriso alla Gestalt umana.

Avviene l'investimento libidico periferico, quindi viene investita l'unità duale madre-bambino che per l'osservatore è un'unità duale mentre per il bambino è solamente una confusione tra me e l'oggetto. Inizia l'organizzazione dell'esperienza grazie allo sviluppo delle funzioni dell'Io (specialmente la memoria).

Le esperienze diventano classificabili sempre in buone o cattive. Dal punto di vista economico, quindi, anche la fase simbiotica, come quella autistica, rappresenta la fase del narcisismo primario.

STEVE

La madre di Steve aveva sviluppato disturbi del sonno durante la gravidanza, temendo che il bambino fosse maschio (il fratello materno era 'un delinquente').

Secondo la madre, Steve dormiva troppo poco, e lei non sopportava i suoi stati di veglia. Appena Steve si svegliava, lo prendeva in braccio e camminava su e giù per la stanza finché non sentiva più le braccia e non riusciva più a capire “dove finivo io e dove cominciava lui” (=confusione da parte della madre che non sopporta di avere un bambino sveglio);  A 4 anni la madre, scocciata dalla sua dipendenza, lo mise in un istituto, la sua masturbazione coatta l'aveva urtata.  All'osservazione a 8 anni uno dei sintomi di Steve era quello di correre su e giù, chiedendo compulsivamente a chiunque: “queste sono le mie mani? Queste mani possono uccidere? Io sono tante persone?”. Sembrava inoltre personificare le diverse persone viste in televisione.

Questo caso rappresenta una psicosi simbiotica: il bambino si confonde con chiunque.

BARRY

Barry, 6 anni, Q.I. 170, ospedalizzato dopo aver tentato di 'trapanare' la testa di un compagno di scuola, “per vedere se c'era qualcosa dentro”.  La madre aveva sofferto di una psicosi post-partum e fasi intermittenti di depressione (psicotica) durante le quali metteva Barry nel lettone accanto a sé in una stanza semi-buia. Se Barry dava segni di vita, li buttava dei libri.

Il padre nutriva 'grandi speranze' per suo figlio insegnandoli l'alfabeto e Barry a 2 anni sorprese tutti citando frasi di ammonimento, lette in riviste, parlando con un vocabolario adulto. Appariva distanziato, letargico, non sembrava entrare in contatto emotivo con gli altri, aveva un linguaggio suo privato.

Questo è uno di quei casi in cui si può immaginare che forse questi sintomi oggi non li classificheremmo più come “autistici” ma semplicemente come “psicotici”.

Sembra vivere in un mondo suo tutto “il mondo sotterraneo”, composto da simboli personificati. La comunicazione avveniva attraverso un linguaggio gestuale, es., saggezza = abbassare gli occhi; emozioni, cambiando colore della pelle.  Barry parlava esclusivamente delle persone sotterranee, sulle quali regnava, mostrava emozioni solo se si cercava di strapparlo al mondo sotterraneo. Nel corso della terapia ripeteva senza emozione ciò che aveva sentito dire suo padre “mia madre non mi vuole bene”, ed è per questo che preferiva il mondo sotterraneo. L'interpretazione di Mahler era che la simbiosi normale con la madre era fallita, Barry aveva distrutto le persone, ritirandone la libido.

RIPENSAMENTO: FASE SIMBIOTICA

Si scoprirono tutta una serie di capacità che il bambino possiede in questa fase:
• la percezione amodale (o transmodale). Un esempio è l'esperimento di Melzoff in cui il bambino riconosce se ha succhiato il ciuccio ruvido o liscio.
• Esistono preferenze visive: il bambino preferisce sincronizzazioni, come dimostrato dall'esperimento in cui ai bambini viene mostrato un video con audio e si nota che questi preferiscono quando la voce materna è perfettamente sincronizzata con ciò che vedono.
• Esiste anche la percezione fisiognomica --> Werner afferma che i bambini sono in grado di provare una serie di affetti che vengono innescati da forme.
• Inoltre esistono gli affetti vitali, cioè affetti non discreti/categoriali comunicati attraverso azioni e profili di attivazione (impennare, sbiadire, 'esplosione' di rabbia,  crescendo- cambiamenti dinamici; pattern temporali; esempi: danza, marionette, burattini).

Stern afferma che tutte queste capacità permetterebbero al bambino di percepire le invarianti relative al Sé e all'altro. Pongono la base per la sperimentazione di un senso di Sé emergente: il bambino ha sin dalla nascita un senso di Sé, è perfettamente in grado di percepire la differenza tra l'altro e se stesso. La differenziazione e l'evoluzione dell'esperienza del Sé e dell'altro sono il punto di partenza e non quello di arrivo dello sviluppo. Non si passa perciò dalla simbiosi alla separazione in quanto quest'ultima viene percepita sin dalla nascita. La simbiosi, tuttavia, si può presentare in casi patologici.

Intorno ai 3 mesi il bambino sviluppa preferenze per stimoli che non sono più perfettamente contingenti, come quelle del bambino nella fase precedente, ma altamente contingenti, cioè quelli provenienti dal mondo umano.

Se per simbiosi si intende un'incapacità di distinguere tra sé e altro si tratta di un concetto errato; ma se per simbiosi si intende una dipendenza nella regolazione dei propri stati interni da un ambiente umano (madre) che modula e regola (Io ausiliario) all'interno di un sistema diadico aperto è un concetto ancora attuale: il bambino all'inizio ha bisogno di un regolatore esterno.

I bambini autistici presentano un malfunzionamento per cui continuano a cercare stimoli perfettamente contingenti e non quelli altamente contingenti che danno gli esseri umani; ciò spiegherebbe le loro stereotipie, preferenze per gli oggetti meccanici, intolleranza per variazioni, avversione per gli oggetti sociali e così via.

DUE PROCESSI INTRAPSICHICI FONDAMENTALI E PARALLELI

Dopo la fase autistica-simbiotica secondo la Mahler inizia il vero e proprio processo di separazione e di individuazione.
Con “separazione” si intende l'emergere dalla simbiosi con la figura materna.
Con “individuazione” si intende lo sviluppo di una propria identità, di un proprio Sé.
La madre reagisce ai bisogni differenziali nelle diverse fasi: funge da Io ausiliario nella separazione,  e media il rapporto con mondo esterno nella fase di individuazione.
Mahler fornisce una descrizione diadica dello sviluppo: cosa fa la madre e cosa fa il bambino.

SOTTOFASI DI SEPARAZIONE E INDIVIDUAZIONE


La prima sottofase è la differenziazione, la quale corrisponde, all'interno della metafora dell'uovo, al suo schiudersi.
Tra i 4-5 mesi fino al 10 mesi avviene un'incubazione: il bambino diventa sempre più vigile, l'attenzione viene data sempre di più verso l'esterno, si aspetta  fiduciosamente le gratificazioni da parte della madre; esplora la madre e compare il sorriso specifico: differenzia la madre dagli altri e da se stesso. Comincia ad esplorare stimoli più lontani della madre: si estende oltre la linea madre-bambino. Diventa capace di distinguere Interno da esterno, Sé da altro.
A 6 mesi compare l'angoscia dell'estraneo.
Secondo la Mahler possono insorgere problemi se la fase della differenziazione o viene accelerata o ritardata.

SOTTOFASE: SPERIMENTAZIONE

Intorno ai 10 mesi il bambino entra nel primo periodo della sottofase della sperimentazione. La madre, facilitando l'allontanamento del bambino, è in grado di fornirgli una casa base per il rifornimento emotivo.
Il secondo periodo della sottofase della sperimentazione coincide con la vera e propria nascita psicologica del bambino: grazie alla deambulazione eretta, il bambino è molto attirato dal mondo.
A livello intrapsichico abbiamo lo sviluppo dell'Io autonomo: il bambino è caratterizzato da un'onnipotenza allegra, evade dalla simbiosi.
I problemi possono insorgere se la madre non tollera l'allontanamento.

RIAVVICINAMENTO

Tra i 15 e i 24 mesi c'è un riavvicinamento da parte del bambino. Corrisponde al passaggio dalla fase orale alla fase anale. Qui il bambino si accorge dei limiti del mondo reale e compare l'angoscia da separazione. Se prima il bambino esplorava con un senso di onnipotenza, qui invece perde quell'onnipotenza e diventa molto consapevole della separazione con la propria madre.
L'Io matura nuove funzioni anche grazie allo sviluppo del linguaggio.
Il bambino ha un atteggiamento ambivalente: ha bisogno della madre perché soffre di angoscia da separazione ma allo stesso tempo tenta di negare la dipendenza dalla propria madre.
Le psicopatologie collegate alla fase del riavvicinamento sono quelle caratterizzate dall'ambivalenza, dall'amore-odio per un oggetto, la divisione in buono-cattivo di tutto il mondo (pazienti borderline e pazienti narcisistici).
In questa fase compare anche ciò che la Mahler chiama costanza dell'oggetto umano --> infatti intorno al terzo anno il bambino sviluppa un concetto stabile del Sé e dell'altro. Per la Mahler il bambino interiorizza l'immagine materna: egli è in grado di sopportare le separazioni perché ha un'immagine materna interiorizzata.
Investe positivamente gli oggetti: diminuisce l'ambivalenza tra buono e cattivo.
La costanza dell'oggetto umano appare grazie alle esperienze gratificanti ripetute.

RIPENSAMENTI: RIAVVICINAMENTO

Dagli studi di Ainsworth et al., (1978) emerge che la crisi sarebbe caratteristica solo dei bambini resistenti insicuri. Tuttavia per la Mahler l'ambivalenza che i bambini resistenti hanno e l'ambivalenza di cui parla lei sono diverse: la Mahler sta parlando di una scissione difensiva del bambino (il bambino ha problemi a separarsi dalla madre ma allo stesso tempo dipende da lei e cerca di negarlo) --> quindi la Mahler intende questa crisi in termini di scissione difensiva in madre buona-cattiva, un po' come la Klein.
Cosa succede con le madri imprevedibili? Se le madri sono imprevedibili (es: madre abusa il proprio figlio), i bambini sono incapaci di creare delle rappresentazioni coerenti della madre, e quindi opera una separazione delle intenzioni materne incompatibili in 2 sottoinsiemi, assegnando loro 2 entità diverse --> la scissione interiorizzata fa sì che il bambino in realtà ha due immagini della madre, come estremamente buona-estremamente cattiva e che non sono in alcun modo integrate.

SEPARAZIONE / INDIVIDUAZIONE

I processi di separazione dalla figura primaria e l'individuazione sono interconnessi ma non si sovrappongono interamente. Ad esempio uno sviluppo psicomotorio prematuro permetterebbe al bambino di allontanarsi fisicamente dalla madre senza che a ciò corrisponda un'elaborazione mentale adeguata della propria separazione individuale (il bambino può avere una separazione fisica ma non mentale dai propri genitori).
Viceversa: una madre iperprotettiva e onnipresente, ostacolando inconsciamente le tendenze innate del bambino all'individuazione, può ritardare nel proprio figlio la differenziazione dall'altro.

ARTICOLAZIONE CON FREUD – HARTMANN

Hartmann parlava di un ambiente mediamente prevedibile; nella Mahler diventa specifico.
La Mahler, pur dichiarando che la fase autistica simbiotica corrisponde al narcisismo primario, descrive in realtà una relazione oggettuale con la madre sin dall'inizio.
In alcuni modelli la madre detta le esigenze coscienti e inconsce che il bambino deve avere, detta la personalità che il bambino deve avere (Sullivan).
Winnicott parla invece di una madre che deve adattarsi per facilitare l'emergere del Sé spontaneo del bambino, il quale non si deve adattare alle aspettative materne. Inoltre riformula il concetto di narcisismo.

LE PSICOSI INFANTILI

La psicosi autistica è il risultato del non stabilirsi di una simbiosi normale tra Sé e la madre. Vi è un'incapacità stabilire rapporto con caregiver (“non sembrano avvertire la presenza degli oggetti umani” es: bambino che non cerca lo sguardo della madre, come se gli oggetti umani non esistessero).
La psicosi simbiotica deriva dall'incapacità di uscire dal rapporto simbiotico con la madre. Vi è l'incapacità di interagire con l'altro se non come una parte inscindibile di sé; comporta gravi crisi d'angoscia di separazione (se mi confondo con l'oggetto non posso tollerare di essere separato da esso).

INTERPRETAZIONE: BARRY

La simbiosi con la madre era sparita, la madre era psicotica; Barry aveva distrutto le persone e si era rifugiato in un mondo sotterraneo in cui lui era onnipotente ritirando la libido dalla madre.

INTERPRETAZIONE: STEVE


Non è stato possibile usare la madre come base di rifornimento affettivo; non è stato quindi possibile introiettare la madre o identificarsi con la madre. Gli mancava del tutto lo sviluppo del Sé. Non solo la separazione dalla madre, ma anche il processo di individuazione è andato completamente perduto. Non ha un senso del Sé: si identifica con i personaggi della televisione.

Tratto da PSICOLOGIA DINAMICA di Mariasole Genovesi
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