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Caso di Rachel


Caso di Rachel: Dopo diversi anni di analisi R., che ha circa 25 anni e fa la cameriera, ricorda in modo molto vivido un'esperienza … che da bambina aveva dominato la sua vita, nel sonno come nella veglia. Per quanto riesca a ricordare, era sempre stata tormentata da due immagini, vivide e intense e della loro relazione reciproca. La prima immagine era di fiori piccoli, estremamente delicati. La seconda immagine era di enormi figure dall'aspetto umano, minacciose, senza volto, composte esclusivamente da feci (fiori: oggetto buono, uomini di cacca: oggetto cattivo). Le due immagini erano collegate in un modo che Rachel non comprendeva, ma si sentiva costretta a chiarire che: pensava ai fiori e poi alle persone di cacca, poi ai fiori, poi alle persone di cacca. Rachel sentiva che le immagini andavano insieme, voleva che si fondessero, che si integrassero in qualche modo, ma non sapeva come. Era come se ci fosse una forza magnetica che le attirava l'una verso l'altra, ma una forza più potente [come i magneti della stessa polarità] le teneva separate (è la scissione). Rachel temeva che l'integrazione avrebbe causato la distruzione dei fiori delicati, vulnerabili, che sarebbero stati sommersi, sepolti per sempre sotto le persone di cacca, massicce, minacciose (angoscia di distruggere l'oggetto buono con l'oggetto cattivo --> ciò si traduce nella necessità del bambino piccolo di tenerli ben separati, tramite la scissione)

Il desiderio di fondere le immagini ritornava con urgenza, nella veglia e nel sonno. Il dramma delle immagini divenne un tema centrale, organizzatore nell'analisi (cioè divenne l'aspetto centrale del processo analitico stesso) Fu interpretato come il contenitore di una grande quantità di informazioni sulla struttura del suo mondo soggettivo.

Aveva avuto un infanzia desolata, che avrebbe annientato una persona dotata di meno risorse. Il padre era morto nel 1° anno di vita di R., e la madre era diventata sempre più debilitata fisicamente e mentalmente, incapace di prendersi cura della figlia. R. era stata allevata da una cugina materna in una zona rurale. La 'vicemadre' era sorprendente per la sua incoerenza. Si prendeva cura di R., a volte sembrandole affezionata, altre volte sembrava rapportarsi a R. in modo paranoico, malefico (si comporta in modo completamente scisso, come figura paranoide e figura affettuosa --> gli aspetti buoni e cattivi non sono integrabili, quindi facilita la scissione nella bambina). Numerosi elementi indicavano che fosse schizofrenica. Il marito della vicemadre era un alcolista cronico, che forniva scarsa protezione, essendo a volte emotivamente disponibile e attento, ma più spesso distante e fuori casa.

Durante l'analisi, R. incominciò ad associare le immagini rovinose ma vivide alla sua esperienza- infantile e adulta. Era come se avesse 2 esperienze diverse completamente separate (di se stessa e degli oggetti esterni).

Per gran parte del tempo sentiva su di sé una 'pesantezza cupa' e 'minacciosa' (che deriva dall'introiezione dell'oggetto cattivo, cioè gli uomini di cacca). Sentiva di essere piena di brutta distruttività, un odio diretto a chiunque (anche a se stessa), senza confini (estremizzazione)che se liberato avrebbe distrutto lei e le persone vicine (l'oggetto cattivo è infinitamente cattivo e quindi porta distruzione).

In quel mondo di feci, R. sentiva presenze minacciose, piene di odio verso di lei. Tutto era chiaro, coerente, senza sollievo o fuga. L'odio che sentiva nel mondo esterno era collegato, profondamente al suo mondo interiore (non siamo separabili dalle nostre relazioni oggettuali e vi è sempre una stretta connessione tra mondo interno e mondo esterno). In altri momenti, R. aveva un altro tipo di esperienza, quando ascoltava musica o leggeva poesia e in episodi circoscritti con conoscenti, dato che non aveva amici (non aveva amici perché non poteva avvicinarsi troppo agli altri, o perché potevano distruggerla, incarnando l'oggetto cattivo, o perché poteva distruggerli lei con il suo odio). La sensazione generale di desolazione e oscurità si dissolveva, provava un senso di calore verso l'altro e dall'altro verso sé (il più delle volte si trattava di un poeta scomparso --> è una figura non personale, ancora meglio se morta). Queste esperienze avvenivano di solito con scrittori e compositori scomparsi, che sembravo essere delle presenze affidabili sui quali era possibile sviluppare relazioni durature (Tali figure venivano idealizzate, e dato che sono figure astratte non possono né essere minacciate né minacciare).

Se si trattava di persone reali, l'esperienza poteva essere toccante ma pericolosa, imprevedibile, era importante non aspettarle o desiderarle.
R. tentava di fondere insieme le esperienze, sentire che i legami con altri reali, vivi, potevano durare. Ma nell'aspettarsi un legame si rischiava la delusione, provocando la sua rabbia esplosiva, l'odio. Quindi integrare le immagini, significava rischiare di distruggere la luminosità insita nei momenti a differenza dell'esperienza pervasiva di sfiducia, distanza, malevolenza.

Tratto da PSICOLOGIA DINAMICA di Mariasole Genovesi
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