Attaccamento nell’adolescenza
L’ipotesi è che il bambino si costruisce dei MOI alle diverse figure significative, che poi diventano uno stato della mente più generalizzato (che influenzano le aspettative rispetto alle relazioni interpersonali, alle motivazioni, e ai comportamenti relativi alle relazioni intime), che viene misurato con l’AAI nell’adulto, ma anche nell’adolescente. Attraverso queste misurazioni è stata notata una tendenza alla stabilità dei modelli di attaccamento dall’infanzia all’età adulto in assenza di eventi intervenienti e in campo i a basso a rischio). Tuttavia nell’adolescenza vi è una tendenza alla riorganizzazione e generalizzazione dei modelli di attaccamento in funzione di:
- Aumento delle competenze cognitive e metacognitive
- Aumento della capacità riflessiva
- Aumento della capacità di empatia e di role taking
- Processo di individuazione dalle figure genitoriali (alcuni autori la chiamano soggetti azione)
- Riorganizzazione della personalità
- Riorganizzazione del Sistema nervoso centrale (segnalato dai ricercatori negli ultimi 15 anni): molti ricercatori hanno mostrato come nell’adolescenza si verifichi una maturazione a due step: sistema libico matura nella prima parte dell’adolescenza (maggiore emotività, sensibilità allo stress, ricerca di soddisfazione, nocità e rischi) / corteccia prefronatale continua a maturare fino ai 25 anni (capacità cognitive ed esecutive). Inoltre il volume della materia bianca cresce in modo lineare durante l’infanzia e l’adolescenza.
->> In questa fase si ha dunque un distanziamento dalle figure genitoriali, dalle quali era più dipendente da bambino.
I modelli di attaccamento adolescenziale possono essere valutati con l’AAI -> l’AAi permette di valutare sia il modello di attaccamento prevalente, sia le strategie di regolazione emotiva adattive/flessibili che difensive.
Meta-analisi hanno mostrato come nella fase adolescenziale, rispetto agli adulti, vi è una maggiore percentuale di attaccamenti distanzianti, che però poi diventano sicuri nell’età adulta, e minore percentuale di attaccamenti preoccupati -> questo sarebbe dovuto al processo di individuazione e separazione dai genitori, unito a un parallelo investimento alle relazioni extrafamiliari. In particolare la distribuzione dell’attaccamento negli adolescenti è:
- Sicuri: 43%
- Distanzianti: 34%
- Preoccupati: 11%
- Non risolti/disorganizzanti: 10%
Se si mi misura l’attaccamento con l’AAI si possono valutare una serie di parametri tra cui:
- La sicurezza dell’attaccamento durante l’adolescenza correla positivamente con la capacità di stringere legami di amicizia nonché con una maggior accettazione sociale da parte dei coetanei
- L’organizzazione insicura dell’attaccamento costituisce un fattore di rischio rispetto allo stabilire con successo nuove relazioni con i coetanei
->> Questi risultati sono il linea con gli spunti della teoria dell’attaccamento secondo i quali il legame di attaccamento emotivo del bambino con i genitori è fortemente predittivo di altre relazioni intime nel corso della vita.
Chi si è occupato di attaccamento in adolescenza ha mostrato come attaccamento sicuro si associasse a migliori capacità regolative (integra emozioni positive e negative), migliori esperienze con gli amici e capacità di riflettere su queste relazioni, e maggiore flessibilità. Inoltre la qualità sicura dei MOI è risultata ricoprire un ruolo importante nel determinare gli stili di doping per far fronte alle tensioni relazionali, determinando una maggiore capacità di regolazione emotiva e un migliore adattamento a lungo termine. In questa stessa linea Kobak e Sceery hanno avanzato l’ipotesi secondo cui i modelli di attaccamento sicuro in adolescenza sia associata a una maggiore flessibilità nel fronteggiare situazioni nuove e stressanti, e a una maggiore regolazione dell’esperienza emotiva.
Un attaccamento distanziante determina esclusione difensiva rispetto a stati emotivi e bisogni individuali, minimizzazione o denigrazione delle esperienze di attaccamento, difficoltà a gestire le emozioni negative, tendenza all’acting out e maggiore uso di sostanze, delinquenza e disturbi della condotta. Attaccamento preoccupato determina emozioni negative accentuate rispetto alle relazioni, presenza di rabbia, senso di colpa, paura in rapporto a tali relazioni con difficoltà a comprenderne le origini, accentuazione di tali sentimenti in funzione di attivare le figure di attaccamento, maggiori sentimenti di stati depressivi e ansiosi e di sentimento di isolamento e solitudine. Attaccamento disorganizzato/irrisolto determina scissione delle esperienze traumatiche relative all’attaccamento, sia a livello di ricordi che di emozioni, mancanza di strategie di regolazione emotiva, rischio accentuato di sintomi internalizzanti.
Se si utilizza l’AAI si può dire in generale dei legami di attaccamento in adolescenza che si verifica:
- Progressiva individuazione dalle figure genitoriali
- Internalizzazione sempre più marcata dei legami di attaccamento in un modello di attaccamento unificato è generalizzato
- Passaggio dall’accessibilità fisica a quella simbolica attraverso la comunicazione verbale
- Capacità di narrare e rappresentare l’attaccamento
Accanto a queste ricerche con l’AAI sono sorte altre ricerche che vanno a vedere nell’attualità come gli adolescenti utilizzano ancora il genitore come fonte di attaccamento e come utilizzano la relazione con gli amici e partner come figure di attaccamento. Vengono utilizzati questionari self-report, che vanno a indagare se l’adolescente usa legami di attaccamento con nuovi partner, tra cui amici, migliore amico e partner. L’ipotesi è che l’adolescente utilizzerà sempre meno i genitori come fonte di protezione emotiva, e tenderà a spostarsi verso altre fonti, come amici e partner sentimentali. Infatti nel corso dell’adolescenza si ha un progressivo spostamento dai genitori come figure di attaccamento agli amici, in particolare dello stesso sesso, e successivamente ai partner sentimentali. Si crea in questo modo un sistema di relazioni in grado di soddisfare i bisogni di attaccamento anche in adolescenza e in età adulta. Questi ricercatori danno una serie di funzioni a questi legami (simmetrici, rispetto a quelli asimmetrici con i genitori):
1) Ricerca di contatto (contatto fisico per mantenere il senso di sicurezza / il soggetto mostra stress/ansia alla separazione)
2) Secure base (base per l’esplorazione)
3) Secure haven (porto sicuro): conforto, regolazione in caso di eventi stressanti o spaventanti
L’amicizia quindi, secondo questa prospettiva, può essere vista a due livelli: funzione affiliativa (alleanza, condivisione di interessi ed esperienze piacevoli) / funzione di attaccamento (protezione, conforto, rispecchiamento).
Gli strumenti utilizzati da questi autori in particolare, sono: questionari sull’attaccamento / interviste di attaccamento (simili all’AAI ma leggermente modificate per indagare specificatamente l’attaccamento in adolescenza). Un esempio di questionario self-report è “Who to” (esempi di item: qual è la persona su cui puoi contare sempre? Qual è la persona che farebbe praticamente tutto per te? Il soggetto deve scegliere tra una lista: madre, padre, migliore amico, fidanzato/a, se stesso).
Tutte queste ricerche dicono (in modo abbastanza inaspettato rispetto alle ipotesi iniziali) che nell’adolescenza la madre sembrerebbe avere comunque una funzione di base sicura (ancora questa funzione non viene trasferita ad altre figure), mentre si verifica un graduale trasferimento di porto sicuro e di di ricerca contatto al migliore amico. Per quel che riguarda il padre, l’attaccamento a questa figura è più marginale, soprattutto per le femmine. Poi durante la giovane età adulta si ha un vero e proprio trasferimento di tutte e tre le funzioni sul partner (mentre il migliore amico può rimanere come safe heaven). Se non è presente una relazione sentimentale stabile la madre continua ad assolvere la funzione di secure base, che rimane comunque importante anche negli altri casi. Quindi sembrerebbe esservi una coesistenza di vecchie e nuove figure di attaccamento, soprattutto nell’adolescenza, che poi tende ad essere abbandonata nella giovane età adulta (in cui ci si rivolge più verso il partner).
Si deve tenere in considerazione anche che nell’adolescenza si attivano nuovi sistemi motivazionali, in particolare quello sessuale (che si affianca a quello di attaccamento). Le relazioni sessuali con il partner favorirebbero la costruzione di relazioni stabili di attaccamento, dato che nella relazione sentimentale/romantica sono presenti componenti di protezione/regolazione emotiva e rispecchiamento tipiche dell’attaccamento.
Un attaccamento sicuro porta a la tendenza a costruire relazioni stabili. L’attaccamento distanziante porta a difficoltà a stabilire relazioni intime e quindi alla ricerca di relazioni occasionali. L’attaccamento preoccupato porta alla difficoltà a mantenere le relazioni stabili e a intensa ansia di separazione.
Il sistema di attaccamento che attiva le relazioni in adolescenza potrebbe però anche entrare in conflitto con il sistema della sessualità, dato che l’attaccamento è finalizzato a cercare sicurezza e stabilità, mentre il sistema sessualità è più finalizzato in adolescenza alla ricerca dell’ignoto, esplorazione e sensation seeking. Queste difficoltà sono aumentate da una attivazione sessuale dipendente dalle trasformazioni puberali (quindi più intensa) e da competenze di regolazione emotiva ancora in progress a causa della non completa maturazione della corteccia.
Attaccamento e stili genitoriali: rispetto alla polarità autonomia-dipendenza numerosi studi hanno evidenziato come le relazioni disfunzionali, che si osservano in presenza di modelli di attaccamento insicuro, possano essere riconducibili ad interpretazioni sbagliate da parte del nucleo familiare, dei tentativi dell’adolescente di rendersi autonomo. Nell’ambito degli studi sugli stili genitoriali sono state evidenziate associazioni tra stile genitoriale autorevole e attaccamento sicuro dei figli, e tra stile di parenting trascurante e attaccamento di tipo evitante dei figli.
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Dettagli appunto:
- Autore: Mariasole Genovesi
- Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
- Facoltà: Psicologia
- Corso: Psicologia dello sviluppo e dei processi educativi
- Esame: Psicologia dello sviluppo socio-affettivo
- Docente: Cristina Riva Crugnola
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