Valutazione degli stati maniacali - diagnosi differenziale

L’accertamento di uno stato maniacale in un paziente neurologico presenta minori problemi. Infatti è poco probabile che un comportamento di “tipo maniacale” non sia accompagnato esteriormente da reazioni di felicità o euforia oppure da manifestazioni di irritabilità o ansia, iperattività motoria e ideoverbale, che possono arrivare all’agitazione psicomotoria e al delirium.
•    Un es. di dissociazione tra stato emotivo interno “normale” e una manifestazione esterna di apparente elevazione del tono dell’umore consiste negli scoppi di riso patologico.
•    Il termine mania secondaria indica le sindromi maniacali che complicano vari tipi di patologie neurologiche, endocrine o tossico-metaboliche.
Si è notato che i paziente affetti da mania secondaria sono indistinguibili sul piano fenomenologico dai paziente con mania primaria, tranne che per l’età di esordio più elevata. Quindi in un paziente con un esordio tardivo dei sintomi maniacali e un’anamnesi personale e familiare negativa per disturbi dell’umore, bisogna sempre considerare la possibilità che l’episodio maniacale sia “secondario a una condizione medica generale o indotto da sostanze” (DSM-IV).
In ogni caso, la diagnosi di stato maniacale è molto rara nei paziente con lezioni cerebrali. Clinicamente, i paziente neurologici con disturbi simil-maniacali presentano comportamenti “da disinibizione” di tipo motorio, istintuale, emozionale, del pensiero o della sfera percettiva (sintomi come: agitazione psicomotoria, disturbi sessuali e dell’alimentazione, aggressività, euforia, irritabilità, deliri prevalentemente di grandezza, allucinazioni visive e uditive).
•    Nella realtà clinica, fenomeni di tipo disinibitorio caratterizzano diversi disturbi del comportamento, designati con termini quali sindrome del lobo frontale, sindrome pseudopsicopatica, sociopatia acquisita e mania secondaria.