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L'importanza del dualismo cartesiano in psicologia

Non solo Freud ma l’intera psicologia nella sua corrente sperimentale, contribuisce a questo ridimensionamento del soggetto kantiano capace di autogestirsi. 
La psicologia riesce a costituirsi come scienza quando, superate le istanze metafisiche e teologiche del pensiero medioevale, perviene a recuperare l’essere umano all’interno della natura e poi ad inserire la vita psichica dentro al corpo. 
Questa operazione è permessa dal Dualismo Cartesiano
Dualismo cartesiano RES COGITANS e RES EXTENSA 
RES EXTENSA corpo comprende i processi psicologici: passioni, percezioni, emozioni, movimenti diventano parti di quella macchina “che si muove da sé” e sono controllati “dalle forze meccaniche del corpo” “visione meccanicistica” In realtà il grande filosofo francese lascia fuori dalla sua visione meccanicistica sia il PENSIERO come espressione più specifica del soggetto umano capace di autodirezionalità, sia l’AZIONE come espressione concreta dell’autodeterminazione umana, ponendoli sotto il controllo non di forze meccaniche ma della VOLONTA’ 
RES COGITANS pensiero VOLONTA’ che si collega con la capacità tutta umana della ragione, della critica e della scelta. 
Il meccanicismo biologico di Cartesio si arresta dunque di fronte all’agire umano ed a quei fenomeni che più propriamente coinvolgono il soggetto pensante. 
 
[I principi teorico-metodologici elaborati da Galileo, Bacone e Newton che ispirano le scienze fisico-naturali, sono quelli del meccanicismo che, estendendosi dalla fisica (scienza madre) alle altre scienze anche biologiche, guiderà la ricerca scientifica e l’immagine stessa del mondo per tutto il XVII e XVIII secolo ed ancora nel XIX]. 
La psicologia rientra, nei suoi inizi come scienza, nell’ottica epistemologica del meccanicismo naturalistico (≠ “macchinismo umano” processi psicologici collegati non ad un “corpo macchina” ma alla realtà anantomo-funzionale del sistema nervoso) (≠ “riduzionismo fisiologico identificazione dei processi psicologici con i processi fisiologici). 
Wundt (1874) troverà una sua fondazione autonoma nell’ambito dei “saperi scientifici”. Tuttavia, la psicologia che consegna ai suoi eredi, conserva nel fondo gli assiomi centrali dell’ottica naturalistico-meccanicistica (vedi i 5 punti a pag. 58). 
L’ottica meccanicistica troverà la sua massima espressione (negazione totale del soggetto attivo) nel BEHAVIORISMO che dominerà tutta la psicologia nella prima metà del XX secolo. STIMOLO-RISPOSTA; PREMI e PUNIZIONI; PIACERE e DOLORE Skinner CONDIZIONAMENTI OPERANTI quadro di un’umanità guidata da un determinismo di “rinforzi” che la vita automaticamente mette in atto e che si autoriproduce nel comportamento. Gli esseri umani, sia sul piano individuale sia su quello collettivo, non hanno alcuna possibilità di tentare, o almeno di volere, delle trasformazioni in base a loro scelte e decisioni. 
Radicale cambiamento con il COGNITIVISMO (anni ’50-70) grazie, anche alla rilettura di quella psicologia europea che si era sottratta al behaviorismo (Gestalt, Piaget) riporta la psicologia al suo antico interesse: lo studio dei processi di conoscenza che presiedono al rapporto uomo-mondo Analogia tra mente e computer rischio di trasformare la “macchina rispondente” del behaviorismo in una “macchina pensante” immagine limitata dell’essere umano come un essere mosso e guidato nel suo pensare come nel suo agire soltanto da “variabili” (interne ed esterne) che “incidono” su di lui o, per meglio dire, su questo o quel processo della sua attività mentale e pratica. Due psicologi sociali, Harrè e Record, contrappongono provocatoriamente a questa immagine un “modello antropologico di uomo” in cui sono centralizzati i concetti di intenzione, di azione guidata da scopi, di consapevolezza di sé come persona. 
Crisi e ritrovamento del soggetto 
Abbiamo visto la “crisi del soggetto” ma, parallelamente, con altre correnti, abbiamo il “ritrovamento del soggetto”: 
Brentano e la “Psicologia dell’Atto” sono rilevanti, per una psicologia dal punto di vista empirico, non i contenuti di coscienza ma gli ATTI INTENZIONALI che li producono: non le sensazioni, percezioni, immagini ma il sentire, il percepire, l’immaginare. Per INTENZIONALITA’ si intende precisamente il rapportarsi del soggetto all’oggetto l’oggetto ha caratteristiche sue proprie ma diventa esistente in sede psichica solo quando un atto ci riporta ad esso, cioè quando diventa oggetto di un atto. 
La FENOMENOLOGIA è l’essenza del mondo oggettuale che ci circonda si coglie fondamentalmente attraverso un’intuizione che nasce dall’esperienza vissuta (Erlebnis) del soggetto. Alla base di tale conoscenza è messo l’atteggiamento fenomenologico il porsi di fronte alle cose del mondo in modo ingenuo, attraverso una riduzione eidetica sospendendo, cioè, ogni giudizio, “mettendo tra parentesi” ogni precedente teoria, in modo da far emergere il fenomeno “così come esso si dà” alla coscienza è in tal senso che la fenomenologia si presenta come un ritorno alle cose quali si presentano “in carne e ossa” nella relazione diretta con l’uomo. Esaltazione del ruolo della coscienza che si costituisce nel suo rapporto con l’oggetto MA ANCHE che è luogo privilegiato in cui il soggetto coglie la sua propria esperienza vissuta, i suoi desideri, i suoi ricordi, le sue immaginazioni (Husserl; Jaspers “coscienza del mondo e coscienza di me vanno insieme: cosicché l’una no può stare senza l’altra”) Riflessione sull’esperienza umana dei fenomenologici pur sottolineando le limitate possibilità concesse all’uomo, sottolinea peraltro il senso umano che la scelta ed il progetto possono avere nella vita individuale e collettiva. 
Movimento neokantiano e Dilthey diverso recupero del soggetto come attivo le scienze relative al mondo sociale ed umano non possono prescindere dal fatto che il sociale è una creazione dell’uomo e che esse stesse sono “cresciute dentro le pratiche di vita” da tutto ciò discende: 
1. dimensione esterna ma anche di vissuto (Erlebnis) dei fenomeni sociali) 
2. “intenzioni ideali e norme che regolano dall’interno le manifestazioni della vita” 
3. dimensione storica. 

Quindi la scienza che Dilthey ipotizza come luogo d’elezione per l’analisi di ciò che si connette con l’umano, e in definitiva come fondamento delle scienze dello spirito, è una “psicologia analitica e descrittiva” capace di cogliere la singolarità e il vissuto: fondata non solo e non tanto sulla spiegazione, come avviene nelle scienze della natura e nella psicologia sperimentale, ma sulla COMPRENSIONE. La comprensione evita di scomporre i dati dell’esperienza per poi ricostruirli: essa considera il vissuto come un dato di ordine “primitivo e fondamentale”. L’osservazione e la sperimentazione del metodo scientifico naturalistico restano “esterne al soggetto”, mentre la comprensione entra in sintonia con l’evento psichico che è sempre mobile e che si sviluppa in una situazione concreta e specifica. È ben diversa dalla introspezione perché fa emergere proprio quei giudizi di valore e quelle intenzioni che sono implicati in tutte le azioni umane. 
Posizioni del pensiero contemporaneo sul ruolo della coscienza e del soggetto: talune posizioni pervengono a negare l’esistenza stessa di un soggetto pensante in quanto non gli riconoscono più alcuna funzione di direzione e di costruzione nei nostri rapporti con noi stessi e con il mondo. Altre posizioni, a noi più consone anche per quanto specificamente concerne la nostra psicologia di comunità, tendono piuttosto a considerare il soggetto come un RAPPORTO; un rapporto con se stesso che è nello stesso tempo un rapporto con gli altri e con le cose: “soggetto ed oggetto sono sempre correlativi l’uno all’altro e per questo inseparabili” (Hartmann). 
Primato della relazione Heidegger il soggetto è intrinsecamente legato col mondo ed in questo legame egli esiste accentua il senso letterale del termine Da-sein (esserci) per indicare che l’essere umano “è” soltanto in quanto ha un “ci”, cioè un rapporto con gli altri enti. 
Primato della pratica Dewey “una persona diviene un soggetto conoscente grazie al suo impegnarsi in operazioni di ricerca” un soggetto non può esistere in quanto tale indipendentemente dall’agire mentale e pratico in cui è impegnato. 
“Posizione di Amerio” ;o) È solo in stretta articolazione con il sociale che possiamo ritrovare il nostro soggetto. Che non è certamente un superman, che conserva i suoi limiti e che può fare errori. Ma che, proprio grazie alle relazioni di cooperazione, di conflitto, di potere in cui il suo agire lo immerge, si mostra in grado di utilizzare assai più correttamente il suo apparato mentale, e talvolta anche capace di uscire dal suo egotismo mentale e di indirizzarsi a quelle idee di giustizia, di dignità, di uguaglianza che hanno contribuito a dare forma al “mondo dei diritti” che l’umanità, nella sua parte migliore, almeno, si sforza di mantenere. 

Tratto da LA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ di Ivan Ferrero
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