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Il processo di empowerment tra soggetto e organizzazione

Il costrutto di empowerment deve essere declinato soprattutto a livello di quelle organizzazioni (siano esse direttamente gestite dalla comunità, siano legate al vasto tessuto del privato sociale che sempre più peso acquista ai nostri giorni) CHE RIVOLGONO LA LORO ATTIVITÀ E SERVIZI A PROMUOVERE E SVILUPPARE LE RISORSE PERSONALI E SOCIALI. Queste organizzazioni sono fondamentalmente di due tipi: 
» Quelle che, in una TENSIONE RIPARATIVA, sono impegnate nel recupero o nella riabilitazione di soggetti temporaneamente o stabilmente svantaggiati, portatori di handicap reversibili o irreversibili, disempowered quindi in misura modesta o grave, attraverso la collocazione temporanea o permanente in un sistema sociale forte, protetto, la “comunità”. 
» Quelle che in una LOGICA PREVENTIVA, all’interno di un’aspirazione etico-politica, solidaristica e democratica, cercano di evitare il prodursi del soggetto disempowered (o limitarne i danni personali e sociali), prevenendo il formarsi dei processi di indebolimento di soggetti a rischio, dando voce ai cittadini poveri di risorse personali. 
Un particolare riferimento va fatto, in sede sia riabilitativa che preventiva, a quelle organizzazioni nelle quali sembra potersi concretizzare lo “spirito” ed il “metodo” della psicologia di comunità, ed in cui il senso dell’empowerment appare in modo forte. Sono queste le “COMUNITÀ” TERAPEUTICHE, le IMPRESE DEL PRIVATO SOCIALE, ASSOCIAZIONI, ISTITUZIONI, COOPERATIVE SOCIALI » queste ultime, collocandosi tra stato e mercato, offrono lavoro a chi avrebbe difficoltà ad inserirsi nei circuiti produttivi tradizionali, riuscendo anche a produrre un valore aggiunto di natura sociale, nuove relazioni, nuovi scambi tra gli individui. Le attività produttive in esse realizzate conseguono un DOPPIO PROGETTO » quello di offrire beni/servizi nel mercato esterno e di contribuire alla emancipazione di chi li produce. Diventano cioè sia luoghi produttivi sia strumenti di emancipazione, riabilitazione, cura. 
Le cooperative sociali sono chiamate anche COMUNITÀ TRAINING in quanto una delle finalità da esse perseguita consiste nella formazione personale e professionale, on the job, dei loro soci ed in particolare di quella quota, non inferiore al 30%, di soggetti svantaggiati » ad esempio individui di minoranze etniche, invalidi fisici e psichici, malati mentali deistituzionalizzati, ex tossicodipendenti, ex carcerati, ex alcolisti, soggetti deboli al confine tra normalità psichica e patologia. Luoghi di lavoro, in essi l’occupazione retribuita costituisce non solo un’importante fonte di sostegno economico ma una fondamentale fase del processo di RICOSTRUZIONE dell’IDENTITÀ attraverso la produzione di beni o servizi ed anche attraverso la costruzione di reti di relazioni, di status, di potere. 
L’indissolubile intreccio con il mondo sociale nel quale il soggetto è colto non implica una rinuncia alla vocazione clinica, bensì richiede l’integrazione della dimensione sociale e collettiva e del suo intervento. 
Tanto stretta riteniamo questa articolazione da spingerci nello sforzo di fondare teoricamente e metodologicamente la seguente tesi la possibilità di realizzare l’empowerment dei soggetti in qualche misura svantaggiati, o a rischio di svantaggio, è data a condizione che l’organizzazione con la quale i soggetti vengono a contatto (i suoi vertici e tutti coloro che operano in essa) si impegnino contemporaneamente nell’empowerment individuale come in quello organizzativo. In altri termini, l’ipotesi sottesa a questo lavoro è che l’empowerment individuale dei soggetti disempowered, o a rischio di disempowerment, possa avere luogo solo se svolto in concomitanza con la costruzione di un funzionamento organizzativo che consenta l’empowerment dei membri normodotati impegnati nel sostenere e facilitare le premesse organizzative per l’empowerment dei soggetti cui ci si rivolge e con cui si coopera e che sono, contemporaneamente, destinatari e costruttori dei loro servizi. 

Tratto da LA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ di Ivan Ferrero
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