Lo studio dell'apprendimento della comunicazione
Per lo studio dell'apprendimento della comunicazione bisogna sottolineare l'importanza della relazione precoce tra il neonato a l'adulto, infatti il neonato è fatto oggetto di comunicazione di chi si prende cura di lui.
Spitz ha condotto degli studi basati sull'osservazione di bambini istituzionalizzati dalla nascita usando il metodo dei filmati (che permetteva di osservare e rivedere bene le interazioni quotidiane della vita dei piccoli). Spitz condusse le sue osservazioni tra il 1946 e il 1947 osservando due gruppi di bambini istituzionalizzati: i neonati di donne in carcere che potevano assisterli nel nido del carcere e i neonati abbandonati e accolti in un orfanotrofio, in entrambi i gruppi i neonati erano molto ben assistiti dal punto di vista igienico/alimentare.
Il baby talk è la prima forma di scambio tra il neonato e le sue figure di accudimento ed è vista come l'indispensabile introduzione di ogni nuovo nato al mondo della comunicazione interpersonale. Il baby talk è un modo apparentemente marginale di usare il linguaggio, adoperato dalle persone che cercano di adattarsi alla comprensione dei bambini più piccoli. Gli adulti quando devono rivolgersi a un bambino lo fanno in un modo caratteristico, usando il “bambinese” con diverse caratteristiche: si avvicinano e si pongono di fronte al bambino, lo guardano negli occhi, alzano la voce e intensificano i picchi di prosodia (accentuano la differenza tra note acute e note basse), aumentano le pause di distacco tra una parola e l'altra, usano un lessico diverso da quello usato tra adulti creato solo per i bambini (la ninna, la pappa, ..). Ma il baby talk è solo un caso di linguaggio marginale che le persone usano con gruppi di persone particolari ad esempio con anziani e stranieri.
• Linguaggio egocentrico: il bambino parla ad alta voce e con se stesso mentre agisce
• Dialogo interiore: il linguaggio egocentrico viene interiorizzato e si trasforma in pensiero i grado di organizzare le esperienze nella sua mente e il bambino smette di parlare da solo ad alta voce
• Piena padronanza linguistica: la persona riesce a richiamare alla mente il passato a partire dalle parole con cui è descritto (=ricorda pensando) e può anche fornire agli altri una sua lettura innovativa degli eventi del mondo
Nella prima fase di interiorizzazione del linguaggio si riconoscono gli effetti della maturazione del bambino e il succedersi di comunicazioni quotidiane in cui l'adulto descrive mentre accadono le cose che fa il bambino, legge i libri illustrati, commenta esperienze in cui il bambino è coinvolto. Le parole grazie all'interiorizzazione diventano guida interiore del pensiero del bambino e diventano uno strumento a disposizione del bambino. Una volta che il bambino diventa padrone del linguaggio esso introduce a un modo di vedere la vita, nel modo diverso con cui ogni lingua permette di dire un'esperienza è racchiuso un percorso che porta la persona ad elaborare maggiormente alcuni aspetti di interpretazione dei propri vissuti a scapito di altri (es. espressione italiana “fare una brutta figura” sottolinea l'importanza della gestione dell'immagine di sé in pubblico, mentre l'espressione inglese “rendersi sciocco” sottolinea l'importanza dell'autocontrollo).
1. Considerando il parlante i principali registri comunicativi sono:
• Verbale: relativo alle parole
• Paraverbale: relativo al modo in cui la voce pronuncia le parole (velocità, tono)
• Gestuale: relativo ai gesti che possono essere deittici (indicando oggetti dell'ambiente), iconici (suggeriscono di immaginare oggetti non presenti nell'ambiente), simbolici, batonici (per sottolineare l'importanza di quello che si sta dicendo), manipolatori e automanipolatori (per allentare la tensione si compiono gesti compulsivi come attorcigliarsi i capelli)
• Espressivo: relativo alle espressioni delle emozioni che si possono cogliere dal viso/sguardo/postura
2. Considerando la relazione tra chi parla e chi ascolta i registri sono:
• Prossemica: il modo in cui si regola la distanza tra il proprio corpo e quello dell'interlocutore
• Orientamento del corpo: relativo al modo in cui chi parla orienta il proprio corpo rispetto chi ascolta e viceversa
• Allineamento o disallineamento: relativo al modo in cui chi ascolta accorda la propria comunicazione corporea con quella del parlante (allineamento) oppure no (disallineamento)
La comunicazione umana, dal punto di vista del parlante chi comunica nel corso della sua vita quotidiana è un abile attore (comunicazione=performance), del punto di vista della relazione tra chi parla e chi ascolta la comunicazione è una danza e la bellezza di essa consiste nel muoversi all'unisono (comunicazione=relazione).
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Dettagli appunto:
- Autore: Emma Lampa
- Università: Università degli Studi di Macerata
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze e Tecniche della comunicazione
- Esame: Psicologia Sociale
- Docente: Ramona Bongelli
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