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Radio come medium di comunicazione


La radio è un medium caldissimo che tocca intimamente lo spettatore creando una relazione intima e privata tra l’ascoltatore e lo speaker. Porta ad un ritorno all’oralità e ci avvicina alle nostre origini tribali. La televisione l’ha trasformata da strumento di intrattenimento a strumento nevrotico di informazione. Lo stress alfabetico è caratteristico di quelle società occidentali che subordinano la vita familiare all’individualismo, in quanto promuovono la standardizzazione visiva dello spazio e del tempo. Il ritorno all’oralità e l’impossibilità di completare visivamente il suono della raio ci ha dato la possibilità di rendere contemporaneo il proprio passato. La radio come mezzo che sfrutta la tecnologia elettrica è un’estensione del nostro sistema nervoso e negli anni 50 a portato i giovani a rivelare caratteristiche tribali in quanto la necessità di completare il suono della radio li isola e ne permette la privacy. La radio ha ritribalizzato l’umanità ed è per questo che è stato lo strumento fondamentale all’affermazione di Hitler. Gli effetti della radio sono indipendenti dai suoi programmi, è sconvolgente il media stesso, la radio provoca un’accelerazione dell’informazione che restringe il mondo alle dimensioni di un villaggio. Con lo sviluppo della televisione la radio ha rallentato ed si è rivolta alle necessità personali dell’individuo nelle diverse ore del giorno a livello regionale o locale.

Tratto da STORIA E STRUMENTI DELLA COMUNICAZIONE di Asia Marta Muci
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