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Aumento del potere e dell'accentramento statale nell'Europa del XIX secolo – Michael Hanagan


L’accentramento statale ricevette ulteriore impulso nella seconda metà del secolo XIX dalla crescente minaccia di una guerra internazionale. Dopo la sconfitta in Crimea, l’amarezza e il desiderio di rivalsa della Russia facilitarono la disgregazione dello stagnante assetto diplomatico europeo. L’imperialismo esasperò la competizione fra le potenze europee.

In questo periodo, assai più che nella prima metà del secolo XIX, il vasto aumento del potere statale fu legato allo sviluppo industriale e all’espansione dei mercati. Gli industriali di questo periodo erano diversi dai loro predecessori. La prima rivoluzione industriale si ispirò al credo britannico del libero scambio, ma i protagonisti della seconda non vi si convertirono. Nel 1890 i produttori tedeschi di ferro e acciaio sostenevano il protezionismo. La produzione di acciaio richiedeva un tale impegno di capitali da rendere necessaria la stabilità dei mercati interni. Con i loro mercati nazionali protetti da dazi e accordi commerciali, gli industriali tedeschi furono in grado di competere con crescente efficacia sui mercati internazionali. Altri gruppi importanti si volsero al protezionismo negli anni che precedettero il 1914. Tale fenomeno riguardò tutti paesi d’Europa, tranne uno: il Regno Unito, rimasto fedele al libero scambio.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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