Questi appunti riassumono il saggio sul suicidio di Hume. In questo libro il filosofo riflette sulle cause che portano un uomo al suicdio e come la rifelssione filosofica può aiutare in questo frangenete.
Ovviamente vengono presi in causa i temi della felicità, delle passioni, della soddisfazione personale e, per contro, dei dolori.
Viene analizzato l'approccio su questi temi:
- della filosofia dell'epicureo che vuole vivere l'attimo presente senza ansia
- della filosofia dello stoico che trova la felicità nella saggezza e nella cura degli affetti sociali
- della filosofia del platonico che trova appagamento nella contemplazione della perfezione dell'universo
- della filosofia degli scettici che criticano l'approccio razionale della filosofia al discorso sulla felicità e sulla vita
Riflessioni sul suicidio di David Hume
di Domenico Valenza
Questi appunti riassumono il saggio sul suicidio di Hume. In questo libro il
filosofo riflette sulle cause che portano un uomo al suicdio e come la rifelssione
filosofica può aiutare in questo frangenete.
Ovviamente vengono presi in causa i temi della felicità, delle passioni, della
soddisfazione personale e, per contro, dei dolori.
Viene analizzato l'approccio su questi temi:<br />
- della filosofia dell'epicureo che vuole vivere l'attimo presente senza ansia<br
/>- della filosofia dello stoico che trova la felicità nella saggezza e nella cura
degli affetti sociali<br />- della filosofia del platonico che trova appagamento
nella contemplazione della perfezione dell'universo<br />- della filosofia degli
scettici che criticano l'approccio razionale della filosofia al discorso sulla felicità
e sulla vita
Università: Università degli Studi di Catania
Esame: Filosofia Morale, a. a. 2008/09
Titolo del libro: Sul suicidio ed altri saggi scelti
Autore del libro: D. Hume
Editore: Villaggio Maori edizioni, Catania
Anno pubblicazione: 20081. Hume - La decisione del suicidio
In una società in cui l’esercizio della responsabilità ha assunto dimensioni nuove e diverse, le riflessioni di
Hume sono molto attuali. Ogni cosiddetta verità non si fonda su presunti fatti o valori dati; essa non è
qualcosa che esiste a priori, ma è una costruzione umana, il prodotto della direzione di ricerca intrapresa.
Hume segue proprio questa strada e, evitando scorciatoie metafisiche, indaga sui criteri di fondo che
spingono l’uomo a scegliere.
L’uomo costruisce la sua essenza attraverso la possibilità e la capacità di inventare la sua vita sociale;
spesso, però, si commette l’errore di considerare i risultati raggiunti come verità assolute e inamovibili.
L’uomo è tale quando sa e vuole usare quelle facoltà che Dio o la natura gli ha dato.
L’ordine naturale ci costringe a prendere decisioni in ogni circostanza, ma è insito nell’esercizio della
responsabilità, il senso del limite; non sempre ciò che si può si deve fare. Essere soggetti etici significa
realizzare quel bisogno naturale, insito nell’uomo, di fermarsi e riflettere. Il progresso rappresenta la
capacità di porsi in modo nuovo e diverso rispetto alle problematiche presenti.
Domenico Valenza Sezione Appunti
Riflessioni sul suicidio di David Hume 2. Hume - La filosofia come antidoto al suicidio
Secondo Hume, la Filosofia offre un antidoto supremo contro le superstizioni e la falsa religione; tutti gli
altri rimedi si rivelano vari o incerti. La storia come pure l’esperienza quotidiana dimostrano che uomini
dotati di eccellenti capacità negli affari diventano schiavi delle più comuni superstizioni.
L’uomo superstizioso, afferma Tullio, è miserabile in ogni luogo e in qualsiasi circostanza della vita;
sebbene la morte possa porre fine alla sua miseria, egli non osa rifugiarvisi, ma prolunga oltre un’esistenza
sventurata, per il vano timore di offendere il Creatore.
Si osserva che chi è costretto dalle avversità della vita a ricorrere al suicidio, nel caso in cui l’inopportuno
intervento di alcuni amici lo sottraesse da quel tipo di morte, difficilmente ci proverebbe una seconda volta.
Quando le minacce della superstizione si uniscono a quelle di un naturale timore, essa sottrae agli uomini
ogni controllo sulla propria vita.
Nel tentativo di restituire agli uomini la loro originaria libertà, Hume discute gli argomenti contro il suicidio,
dimostrando che questa azione può essere liberata da ogni accusa di colpa o vergogna.
Se il suicidio fosse un atto criminale, dovrebbe essere una trasgressione del nostro dovere nei confronti di
Dio, del prossimo e di noi stessi. Per governare il mondo fisico, il Creatore ha stabilito leggi immutabili e
universali, grazie a cui tutti i corpi sono mantenuti nella propria orbita e con la propria funzione. Tutti gli
eventi, in un certo senso, possono rivelare l’intervento dell’Onnipotente.
Non esiste avvenimento che Egli abbia svincolato dalle leggi generali che governano l’universo.
Come da un lato, gli elementi e le altre parti inanimate del creato portano avanti la loro funzione senza
riguardo all’interesse e alla particolare condizione dell’uomo, così gli uomini si affidano al proprio giudizio
e alla propria discrezione nella lotta contro la materia.
Hume si domanda dunque perchè un uomo che, stanco della vita compia la sua fuga da un luogo crudele,
dovrebbe scatenare l’indignazione del suo Creatore, interferendo con l’ufficio della Divina Provvidenza e
turbando l’ordine dell’universo. Ciò è falso; la vita degli uomini dipende dalle stesse leggi dalle quali
dipende la vita di tutti gli altri animali; le leggi generali della materia e del moto.
In più, la vita di un uomo non è più importante per l’universo di quella di un’ostrica; e anche se fosse
l’ordine della natura umana l’ha subordinata di fatto all’umana prudenza e ci costringe, in ogni circostanza,
a decidere in merito ad essa.
Se disporre della vita umana fosse un diritto esclusivo dell’Onnipotente, sarebbe criminoso agire per la sua
conversazione come per la sua distruzione. Se schivo una pietra che sta per cadere sulla mia testa, turbo il
corso della natura e usurpo la funzione dell’Onnipotente, prolungando la mia vita oltre il tempo che,
secondo le leggi generali della materia e del moto, egli le aveva assegnato.
La vita umana può essere infelice e la mia esistenza, se prolungata oltre, potrebbe diventare insostenibile. La
sottomissione alla provvidenza non esclude l’operosità umana, se grazie ad essa fosse possibile sfuggire la
sventura. Se la mia vita non fosse proprio mia, sarebbe ugualmente criminoso per me metterla in pericolo
quanto disporre di essa.
E’ un sacrilegio, afferma la superstizione romana, deviare i fiumi dal loro corso. E’ un sacrilegio, afferma la
superstizione francese, iniettare il vaiolo. E’ un sacrilegio, afferma la superstizione europea, porre fine alla
propria vita, e ribellarsi al Creatore; allora perché mai non è considerato sacrilego costruire case, navigare
oceani. In queste azioni, usiamo le nostre facoltà per provocare qualche cambiamento nel corso della natura.
Esse sono tutte ugualmente innocenti o criminose.
La provvidenza guida tutte queste cause, e nulla accade nell’universo senza il suo consenso. Se è così,
Domenico Valenza Sezione Appunti
Riflessioni sul suicidio di David Hume