Wild at Heart come viaggio senza mappa affettiva
Wild at Heart, tratto da un romanzo di Barry Gifford, è stato indubbiamente uno dei film più fortunati di Lynch, vista la Palma d’Oro ricevuta a Cannes nel 1990. Tuttavia, non ha mancato di suscitare aspre critiche e anche gli incassi non sono stati all’altezza delle previsioni. Il film racconta la storia dell’amore di due giovani, Sailor e Lula, contrastato fortemente dalla madre della ragazza (Marietta). Assoldato un sicario per convincere Sailor ad interrompere la relazione con la figlia, Marietta otterrà di risposta solo un atto barbaro quale l’uccisione sul posto del troppo solerte nunzio.
Questo doppio progetto d’omicidio costruisce un’ulteriore catena di “subappalti” per compiere materialmente la soppressione di Sailor e dell’ignavo Furragut, il quale non solo resta sulle tracce della giovane coppia, ma è subdolamente confortato da Marietta della sua fedeltà. In ogni caso, tali subappalti non prevedono solo un passaggio di denaro, ma anche un surplus di piacere per le libere modalità che l’esecutore materiale potrà scegliere. Se Santos passa la commissione degli omicidi a un boss pervertito di nome Reindeer, quest’ultimo, a sua volta designa la spietata Juana e il senza scrupoli Bobby Perù, affinché i due malcapitati siano opportunamente soppressi.
Se a Furragut è stata riservata una morte atroce, per quanto riguarda Sailor la sorte vuole che un poliziotto di passaggio sventi la rapina in cui il giovane è coinvolto, ma soprattutto spari mortalmente a Bobby prima che questo freddi l’ignaro complice. A Sailor spettano naturalmente nuovi anni di carcere, ma Lula si presenta immancabilmente all’uscita di prigione, accompagnata dal figlio Pace, nato nel frattempo. Per un attimo la magia dei tempi andati sembra perduta, ma poi Sailor, rinsavito in seguito a una cazzottata che gli garantisce la visione della fatina buona, si affretta a rincorrere la macchina della sua amata e a dichiarare di volerla sposare attraverso la canzone Lave Me Tender.
Rispetto al romanzo di Gifford, Lynch ha deciso, in fase di sceneggiatura (lavoro a cui ha atteso da solo), di compiere delle variazioni, alcune delle quali sono divenute non a caso dei perni fondamentali del film. Per questo le privilegeremo nella nostra analisi; si tratta (i) dell’in-serimento della scena dell’incidente stradale, poco prima che Sailor e Lula giungano a Big Tuna, (ii) dello “stupro verbale” che Bobby Perù perpetra nei confronti di Lula, (iii) dell’happy end che, suggerito se non imposto dalla produzione, viene risignificato in modo intelligente e originale dall’economia interna del film, (iv) della relazione intertestuale con The Wizard of Oz (quest’ultima, tra l’altro, pare sia stata concepita solo a riprese già iniziate).
Continua a leggere:
- Successivo: Lavorio figurale e semantica dei toni
- Precedente: Le uniformi e la mantella dell’incoronazione
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- Il mistero del cerchio perfetto. Il femminile in David Lynch
- Superare i confini del media televisivo: la visione autoriale di David Lynch in ''Twin Peaks - The Return''
- Twin Peaks e la serialità televisiva contemporanea
- I registi non sono quello che sembrano: Viaggio onirico nel mondo del cinema lynchiano
- Twin Peaks ieri e oggi: analisi della serie cult di David Lynch
Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.