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I mondi paralleli


L’interpretazione tra mondi conquista un ruolo preminente nella superficie discorsiva di Wild at Heart, anche se in modo più rarefatto rispetto ad altre opere lynchiane. La “favola” amorosa che i protagonisti pretendono di star vivendo (“Finora è stato tutto favoloso”, dice Sailor) resta comunque sotto scadenza, e persino la considerazione reciproca è vista all’insegna di una circospezione pronta asintoticamente alla disillusione: “Finora non mi hai ancora deluso”. Quanto all’autoconsiderazione, essa è totalmente dissociata dalla “favola-di-vita” (non è certo una “vita da favola”) che reciprocamente si raccontano: i due infatti non stimano granché il proprio passato (Sailor, ad esempio, sostiene che ci sono cose del suo passato di cui non va affatto fiero).
La favola eletta a vita da Sailor e Lula, del resto, ha le sue controindicazioni: la madre ha una palla di vetro in cui scorgere quanto sua figlia sta combinando e quest’ultima vede la prima come una strega cattiva che li insegue. Per via di uno sgangherato passato i due giovani non riescono a proiettare che un’altrettanta scomposta bubble, un progetto vano e nel contempo una bolla autocomunicativa da continuare a “rimasticare”, tenendo il più possibile alto il volume della musica e dei sensi, in modo che le voci delle “cose cattive” non possano fare sentire le loro minacce. Per questo Lula tanto si arrabbia quando, avendo preso la guida della macchina, non riesce a trovare stazioni radio che trasmettono musica; si imbatte in una serie senza fine di notiziari che informano di fatti drammatici, fino a sbottare: “Ma questo è il fottuto giorno dei morti viventi!”. Fermata la vettura sul bordo di una strada in mezzo al deserto, Sailor riesce a smanettare sulla radio fino a trovare una trasmissione di musica heavy metal: iniziano a ballare sfrenati, con una tipica serie di evoluzioni che sembrano rendere indiscernibili le posture del ballo da quelle della lotta.
Sailor e Lula favoleggiano, ma il loro mondo privato non ha alcuna consistenza, e l’esistenza “chewing gum” può da un momento all’altro spiaccicarsi sulla loro faccia; piuttosto, vi sarebbe una possibilità remota, quella di fare visita al mago di Oz. Il mago di Oz appare come il clinico dei mondi favoleggiati, come quello del cugino di Lula, Dell. Dell è convinto dell’esistenza di alieni dotati di guanti neri e talvolta di notte si mette a fare decine di panini, non si sa bene per quale motivo.
Nel film è presente un mondo parallelo che scorre a fianco delle vicende dei protagonisti, anche se questi non se ne avvedono affatto. In effetti, si tratta di un mondo fatto di persone anziane che hanno altri ritmi, entrano per un attimo in scena nei momenti più inopinati, spesso invitati ad allontanarsi. Lo spaesamento tra questi due mondi è reciproco, e vicendevolmente l’uno risulta paradossale per l’altro. Ecco i vecchietti nel locale in cui si reincontrano Marietta e Farragut a New Orleans, l’anziano signore della pompa di benzina dove Sailor e Lula si scambiano il posto di guida, i tre vecchi ardi che sono nella hall dell’albergo di Marietta subito allontanati in malo modo da Marcello Santos, il vecchietto che passa davanti a Lula mentre questa aspetta le sorti giudiziarie di Sailor, arrestato dopo la rapina a mano armata a Hot Tuna: essi sono i rappresentanti di uno slow time e i custodi di un saper vivere che garantisce un reincantamento del mondo, nel mentre i protagonisti spingono sull’acceleratore per correre dietro a favole inconsistenti.

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