Diartrosi: superfici articolari
DIARTROSI: SUPERFICI ARTICOLARI
Le diartrosi sono articolazioni che permettono movimenti ampi. Ogni diartrosi è costituita da elementi comuni (se ne manca uno, non siamo più in presenza di una diartrosi).
Le superfici articolari possono essere concave, convesse, pianeggianti ecc. ma comunque l’una completa l’altra. Esse di solito sono rivestite da uno strato di cartilagine articolare o di incrostazione che non possiede il pericondrio, si presenta con un colore giallo chiaro ed è molto resistente alla pressione. Costituisce una variante della cartilagine ialina e appare lucida e levigata tale da permettere lo scorrimento delle due superfici articolari.
In questo tipo di articolazioni, a volte, possono essere presenti delle formazioni fibrose che completano le superfici articolari e sono indicate con il termine di labbri, cercini e menischi.
Esse servono a variare le disarmonie tra le superfici articolari, perché a volte può capitare che i due capi articolari non combaciano perfettamente, allora questi dispositivi servono per garantire la congruità delle superfici. Un esempio di questi dispositivi è rappresentato dai menischi che per esempio troviamo nell’articolazione del ginocchio. In questa articolazione troviamo l’epifisi distale del femore che ha una forma ovoidale convessa che si articola con la superficie tibiale che, però, ha una forma quasi piatta e non presenta concavità. Per permettere l’articolazione e quindi il movimento sono presenti due menischi, uno mediale e uno laterale, che presentano una superficie piuttosto concava verso il condilo (protuberanza) femorale e una piuttosto convessa verso il condilo tibiale.
Alcune volte si può trovare uno strato fibroso chiamato disco articolare che separa completamente le due superfici articolari. È presente, per esempio, nell’articolazione sterno-clavicolare.
Il labbro è, invece, un altro dispositivo di natura fibrocartilaginea che permette le articolazioni. Lo ritroviamo, per esempio, nell’articolazione tra l’anca e il femore. L’anca presenta una cavità chiamata acetabolo, mentre la testa del femore presenta una convessità ma risulta essere molto più grande dell’acetabolo quindi l’articolazione non si può formare. Il labbro si pone nella cavità glenoidea, amplificandola, e permettendo il accogliere la testa del femore.
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Dettagli appunto:
- Autore: Luca Sciarabba
- Università: Università degli Studi di Palermo
- Facoltà: Medicina e Chirurgia
- Corso: Medicina e Chirurgia
- Esame: Anatomia Umana
- Docente: Professore Bucchieri
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