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Estrazione dei veleni organici


Per i metalli o le sostanze volatili l'estrazione è facilitata perché i metodi sfruttano caratteristiche particolari quali la resistenza al calore o la volatilità. Per i veleni organici non volatili la cosa si complica perché possono essere composti neutri, basi o acidi deboli, gli acidi e le basi forti sono i composti inorganici. 

Il veleno organico deriva da un acido debole, se lo tratto con un acido forte avrò la regressione, si svilupperà la forma libera non solidificata. Il composto nella prima forma è un sale per cui molto solubile in acqua e difficilmente isolabile.  Se aggiungo al mio composto un acido forte ottengo un acido libero che è meno solubile in acqua, ma più solubile nei solventi organici. Il tipo di estrazione è quella in provetta dove metterò la mia matrice, aggiungo acido cloridrico e porto il pH in condizioni acide, successivamente aggiungo il solvente che deve essere immiscibile in acqua (ad esempio cloroformio, tetracloruro). In questo modo queste sostanze che possono essere più o meno pesanti dell'acqua, andranno sopra o sotto di essa in modo da formare due fasi diverse.  A questo punto si va al mescolamento di queste fasi su di un agitatore che si manterrà per 10-15 minuti, successivamente si avrà il passaggio dall'acqua o urina di sostanze più solubili nel solvente organico. Con la centrifugazione otterrò la separazione e preleverò il solvente che conterrà tutte le sostanze organiche di mio interesse. Nell'urina che rimane, metto una base forte per ottenere nella seconda parte organica tutte le sostanze organiche basiche. Le sostanze neutre vanno nell'etere acido perché non avendo affinità per l'azione dell'acido forte o della base forte andranno a finire nel primo solvente utilizzato. In questo caso abbiamo dovuto studiare qualcosa per riuscire a tirare fuori delle caratteristiche particolari delle sostanze di mio interesse. La percentuale di estrazione è variabile ed è quindi necessario fare il test di recupero che sarò diverso a seconda del tipo di sostanza e del tipo di solvente usato, anche se in genere si utilizza una miscela di solventi. In passato è stato utilizzato l'isopropanolo, poi si è passati al diclorometano ed il recupero è aumentato dal 40 al 90%. Si cerca di agire in base alla polarità ad esempio se devo estrarre dei pesticidi utilizzo per l'estrazione dei composti poco polari. Con questo metodo la concentrazione non crea problemi perché i solventi usati di solito sono volatili si fanno evaporare sotto flusso d'azoto portandoli a secco.
La purificazione non sarà buona perché ci saranno sostanze endogene o putrefattive che saranno acidi o basi che si mescoleranno alle mie sostanze, di solito sono necessari degli step di purificazione quali passaggio di carbone attivo o su colonne.  Il tempo di analisi è ottimo, nel giro di 30 minuti ho pronto il mio estratto. Questo metodo ha subito molte varianti una delle quali è quella di utilizzare al posto della provetta delle colonnine di resine di sefadex che assorbono l'acqua, invece di usare una provetta si usa una colonna che contiene la resina nelle quali si versa il solvente che estrae le mie sostanze. Un altro passaggio necessario è quello di disidratare il solvente che ho recuperato con ossido di sodio.

Tratto da FARMACOTOSSICOLOGIA E GALENICA FARMACEUTICA di Maristella Maltinti
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