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Regole generali di terapia medica nel paziente cardiochirurgico


Prima dell’intervento
Il trattamento viene generalmente proseguito fino al giorno dell’intervento.
L’aspirina è preferibilmente sospesa 7-10 giorni prima dell’intervento, eccetto in pazienti instabili o urgenti.
Gli anticoagulanti orali devono essere interrotti 48-72 ore prima dell’intervento e, quando necessario, embricati con una terapia eparinica, che può invece essere proseguita fino a poche ore prima dell’ingresso in sala operatoria.
La digitale va preferibilmente sospesa 5-15 giorni prima dell’intervento.

Dopo l’intervento
I diuretici vengono largamente utilizzati.
Gli anticoagulanti vengono, quando indicato, ripresi nel postoperatorio tenendo conto delle perdite ematiche e degli esami della coagulazione, raggiungendo nell’arco di 24-48 ore il dosaggio efficace.
In assenza di complicanze emorragiche la terapia aspirinica viene ripresa 24-48 ore dopo l’intervento.
I calcioantagonisti e i nitroderivati sono spesso utilizzati nell’operato di bypass aortocoronarico, specie in caso di esteso impiego di condotti arteriosi.
La somministrazione di ACE-inibitori viene solitamente ripresa qualche giorno dopo l’intervento, in presenza di stabilità emodinamica.

Dopo la dimissione
Spesso è possibile ridurre il carico farmacologico preoperatorio:
- i nitrati e i calcioantagonisti possono essere sospesi se l’indicazione non è un trattamento anti-ipertensivo e i β-bloccanti in assenza di ipertensione o pregresso infarto miocardico.
- i diuretici possono spesso essere ridotti dopo correzione di lesioni valvolari o congenite.
É inoltre da sottolineare:
- l’importanza del trattamento antiaggregante piastrinico nel coronaropatico e della terapia β-bloccante nell’ipertensione e nell’infarto miocardico;
- i benefici correlati agli ACE-inibitori nella terapia dello scompenso cardiaco.
Infine, l’intervento cardiocardiochirugico può rendere necessaria un terapia con:
- anticoagulanti per l’impianto di protesi valvolari meccaniche (terapia cronica con INR tra 3 e 4) o biologiche (INR tra 3 e 4 per 2 mesi);
- antiaritmici e anticoagulanti come profilassi tromboembolica in presenza di fibrillazione atriale;
- calcioantagonisti in caso di bypass coronarico con esteso impiego di condotti arteriosi, soprattutto se usati come innesti liberi, per un periodo di alcune settimane.

Tratto da APPUNTI DI CARDIOCHIRURGIA di Alessandra Di Mauro
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