Interventi palliativi
Si tratta di interventi che non permettono di ristabilire rapporti anatomici normali ma consentono generalmente di raggiungere condizioni più favorevoli per una crescita fisiologica del paziente e differire una correzione definitiva di mesi o anni. Questi interventi sono molto diversi tra loro e una corretta indicazione è molto complessa.
Principali interventi palliativi nelle cardiopatie congenite:
- Banding dell’arteria polmonare:
È indicato per prevenire lo sviluppo di ipertensione polmonare irreversibile. L’indicazione viene posta in caso di pressione arteriosa polmonare superiore ai 2/3 della pressione arteriosa sistemica, un’ipertensione polmonare mal tollerata o in pazienti che rischiano di sviluppare ipertensione polmonare irreversibile dovuta a cardiopatie non correggibili. L’intervento viene generalmente indicato tra i 2 e i 6 mesi di vita.
L’accesso toracotomico sinistro o sternotomico e si procede al posizionamento di un laccio intorno al tronco dell’arteria polmonare per ridurre la pressione polmonare a 1/3 della pressione sistemica mantenendo, quando possibile, una saturazione arteriosa di O2 superiore al 90%.
- Anastomosi (shunt) sistemico-polmonare secondo Blalock-Taussig:
Lo scopo di tale intervento è, in alcune cardiopatie, di migliorare la perfusione polmonare e quindi la saturazione arteriosa di O2.
L’indicazione viene posta in caso di malformazioni con ipoafflusso polmonare mal tollerato non correggibili anatomicamente. L’esempio tipico è la tetralogia di Fallot mal tollerata nel neonato o con anatomia complessa.
Viene eseguita attraverso una toracotomia o una sternotomia e consiste nell’interporre un condotto protesico tra l’arteria succlavia e l’arteria polmonare dal lato opposto all’arco aortico.
- Anastomosi monocavo-bipolmonare:
Il suo principio è quello di deviare parte del ritorno venoso sistemico direttamente nel circolo polmonare, in pazienti con un cuore funzionalmente univentricolare.
L’indicazione viene posta quando la cardipatia è mal tollerata e in presenza di ipoafflusso polmonare.
L’intervento viene effettuato parzialmente in CEC attraverso una sternotomia mediana e consiste nell’interrompere la vena azygos e nel sezionare la vena cava superiore anastomizzandola termino-lateralmente sull’arteria polmonare destra. Ciò garantisce un flusso bidirezionale nei due rami dell’arteria polmonare.
- Anastomosi bicavo-bipolmonare (circolazione tipo Fontan):
Il meccanismo è identico a quello dell’anastomosi monocavo-bipolmonare, ma le indicazioni sono più ristrette (ritmo sinusale, buona funzione ventricolare, assenza di stenosi polmonari periferiche ed ipertensione polmonare).
Consiste nel creare una anastomosi tra la vena cava superiore e l’arteria polmonare destra e di un tunnel interatriale destro per mezzo di un patch che convoglia il volume ematico della vena cava inferiore nel circolo polmonare.
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