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La capitale accentratrice e unificatrice


I sovrani aragonesi effettuarono una politica della capitale più consapevole ed organica. La capitale quindi divenne un vero e proprio grande strumento di governo.
A ciò corrispondeva un accentuazione assai forte del ruolo della classe amministrativa e forense, che si venne sempre più  formando e affermando come nuova nobiltà di toga.
Ancora più importante fu la politica che la monarchia seguì verso la feudalità. Essa può riassumersi nel forte incremento dato alla prassi della compravendita dei feudi. Così la feudalità contava più come ricchezza e privilegio, che come classe di potenziali antagonisti del sovrano.
La città era ormai nettamente la prima del Regno e ne ospitava le maggior attività commerciali, professionistiche e amministrative, con grande vantaggio del patriziato e dei ceti borghesi locali.
La funzione della città era anche unificatrice. Ne ebbe una precoce intuizione Benedetto Croce, asserendo che nel periodo aragonese si formò una cultura e letteratura napoletana, latina e italiana, che si diffuse in tutto il territorio e tra tutte le persone dei vari ceti sociali.

Tratto da NAPOLI CAPITALE di Stefano Oliviero
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