Appunti della lezione di Filosofia morale dove si presenta un rapido ma efficace excursus storico dei temi cari all'etica nel periodo dell'Umanesimo.
Si analizza il diverso approccio che i filosofi umanisti e la religione hanno verso il riconoscimento della dignità dell'uomo e verso il rapporto tra uomo e Dio. Si sottolinea il passaggio dalla riflessione etica eroica della virtù e della santità, all'etica utilitaristica applicata ai problemi della società.
FILOSOFIA MORALE: CENNI STORICI
Appunti delle lezioni del prof. Poma, a.a. 2003-04
LA TESI DI BURKHARDT
Nel 1859 pubblica “la civiltà del rinascimento in Italia”. La tesi che sostiene è che la grande
conquista del Rinascimento sta nella scoperta e nell’esaltazione che esso f dell’uomo e della sua
individualità, quindi la sua valorizzazione sotto tutti gli aspetti. Nel Medioevo l’individualità non
era conosciuta, l’uomo era inserito entro un ordine più vasto di cui è parte e momento integrante.
Nel rinascimento la singolarità viene considerata valore di per se stessa: scopre la libertà, prima di
tutto di essere se stessi, l’individualità di farsi così come ci si vuole. Questo comporta una
rivalutazione del mondo, della vita terrena:è in questa vita e in questo mondo che l’uomo afferma
la propria libertà di singolo individuo. Sembra quindi aprirsi all’immanenza a scapito della
trascendenza propria del Medioevo, anticipando la cultura moderna. Anche Gentile nel suo saggio
su Telesio riprende questa posizione, e Cassirer, nel suo “individuo e cosmo nella filosofia del
Rinascimento” fa lo stesso. L’esaltazione dell’uomo diventa esaltazione della sua autonomia, il che
è possibile solo rimuovendo o addirittura negando Dio. Ma questo è vero? È possibile
un’esaltazione dell’uomo che tenga fermo il suo rapporto con Dio e anzi fondi la sua dignità proprio
su questo rapporto?
Appunti di Federica Maltese
www.tesionline.it DIGNITÀ DELL’UOMO
CRISTIANESIMO E DIGNITÀ DELL’UOMO
Nella genesi si dice che Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza. Superiorità e signoria
dell’uomo sugli altri animali sono strettamente congiunte a quest’aspetto: l’uomo è più simile a Dio,
più divino, delle altre creature e la sua somiglianza è in vista di un’altra e maggiore, quell’intima e
indissolubile unione tra uomo e Dio. Ai giusti infatti è riservata la totale assimilazione a Dio (San
Paolo, ma Cristo stesso). Tra gli autori cristiani Lattanzio è il primo a celebrare la divinità della
natura umana, esaltata ad opera della grazia: la statura eretta dell’uomo è segno della sua capacità
di emergere, di salire, di risalire. Questo potere di assimilazione con Dio può essere accettato o
respinto, per questo Scoto Eriugena riteneva l’uomo superiore anche all’angelo. Questa duplice
possibilità è teorizzata da Alano Di Lilla, come lotta tra sensualità e spirito: è sempre sottintesa
l’azione della grazia, ma l’uomo nel suo consenso è fondamentale.
Guglielmo di Saint Thierry afferma che la regalità dell’uomo sta nella sua volontà, anche se la
divinizzazione nell’uomo è resa possibile dall’incarnazione di Cristo (Clemente d’Alessandria,
Ireneo, Leone Magno…)
DIGNITÀ DELL’UOMO NELLA MISTICA
Il mistero a cui la mistica allude è la nascita di Dio nell’uomo: il mistico è colui che giunge ad
unirsi a tal punto con Dio che la sua vita e la vita divina sono una sola. Tale unione produce
un’esaltazione dell’uomo che è sconfinata come Dio stesso abitante dell’uomo. Ripudio della
nobiltà di sangue a favore di quella spirituale, la nobiltà di Dio. Avendo perso, a causa del peccato
originale, l’originaria presenza di Dio, l’uomo la può recuperare grazie al sacrificio di Cristo,
recuperando l’antica nobiltà perduta.
LA DIGNITÀ DELL’UOMO NEL PENSIERO PRECRISTIANO
Nel De natura deorum di Cicerone (che si rifà a Panezio) si elogia l’uomo e la sua capacità grazie
alla sua capacità di signoreggiare la natura, ma soprattutto di innalzarsi verso il cielo e pervenire
alla conoscenza degli dei.
Ovidio nelle Metamorfosi riprende il tema della creazione ad immagine degli dei. Il tema della
divinità dell’uomo, della sua cognatio con gli dei, è ricorrente in tutta la filosofia antica , in
particolare in quella platonica e neoplatonica (da cui connubio con il cristianesimo nascerà
l’esaltazione rinascimentale della dignitas homini). Anche gli scritti ermetici ( II-III sec D.C.)
affermano che l’uomo è composto da due elementi, divino e terrestre. Secondo il mito l’uomo
divino formato da Dio a coronamento della creazione si unisce alla natura e da vita agli uomini
terrestri: dalle nozze tra l’archetipo uomo divino e natura nascono così i singoli uomini. La
compresenza degli elementi significa la possibilità di abbassarsi o innalzarsi.
Appunti di Federica Maltese
www.tesionline.it I PRIMI UMANISTI
BARTOLOMEO FAZIO
È il primo a trattare il tema della dignità dell’uomo. Scrive il De vita felicitate e il De excellentia et
prestantia hominis. L’esperienza quotidiana mostra che in terra non c’è alcuna felicità durevole: la
provvidenza sembra avvalersi di questo per distogliere l’uomo dalla terra e rivolgerlo al cielo, sede
della vera felicità. Solo l’unione con Dio può procurare la vera felicità,perché Dio è il sommo bene.
L’uomo può aspirare a questa unione proprio grazie alla sua origine divina, dimostrata, tra l’altro,
dall’eccellenza del corpo umano. Fruendo di Dio, l’anima umana fruisce dell’eterna beatitudine,
cioè della visione di Dio e di tutte le cose. Scoprire quale sia la dignità umana vuol dire cosa c’è in
lui di divino: tale divinità consiste nella sua somiglianza con Dio, cioè nell’anima razionale ed
immortale di cui è stato dotato. Inoltre lo dimostrano le opere di cui solo l’uomo è capace: tutto
quindi, dalla civiltà al corpo eretto, dimostra dunque la natura divina dell’uomo.
GIANNOZZO MANETTI
Sviluppo di Fazio. Dimostra l’eccellenza dell’uomo a partire dalla complessione fisica e fisiologica
del corpo umano. Attinge a Cicerone, Lattanzio, Aristotele, Galeno, Avicenna, Alberto
Magno…ogni singola parte del corpo ha una finalità volta a costruire il corpo stesso. Tale
perfezione, che non può essere che opera di Dio, indicano la predilezione che Lui ha per l’uomo.
Che dire allora dell’anima stessa, il tesoro più prezioso dell’uomo? È la prova più sicura della sua
immortalità. La prima parte è sulla natura dell’anima, la seconda sull’immortalità e sulle sue prove.
Il primo problema è cosi ampio che Manetti dichiara la sua incompetenza e si rivolge ai teologi
cristiani.
Cinque sono gli argomenti per dimostrare l’immortalità dell’anima:
“1”uso del fuoco, il più sublime dei quattro elementi, destinato ad innalzarsi oltre;
“2” senso della perennità e istintiva cura per la vita, oltre che convinzione di una vita dopo la morte
e desiderio di immortalità;
“3” naturale aspirazione dell’uomo alla felicità e dunque all’immortalità (ad ogni desiderio
corrisponde la possibilità del suo soddisfacimento secondo natura)
“4” l’immortalità è il desiderio più radicato nell’uomo
“5” la giustizia divina, perché se questa terra fosse l’unica vita gli iniqui sarebbero premiati e ciò
sarebbe manifesta negazione della giustizia di Dio.
Nella scrittura stessa è confermata l’origine divina dell’anima e quindi la sua immortalità.
Dopo aver provato questo si dilunga a elencarne le mirabili qualità. l’opera più alta della teologia
umana è la teologia, che tratta di tutti i più riposti segreti del mondo. Il teologo è la massima
espressione della divinità dell’uomo. Dopo aver parlato della natura corporea (I) e spirituale
(II)dell’uomo, nel terzo libro parla della posizione dell’uomo nel mondo e della sua destinazione.
Quanto alla creazione la sua è la posizione del credente: Dio ha creato il mondo e l’ha fatto per
l’uomo, cosa dimostrata dalla struttura razionale del cosmo. Il mondo è per l’uomo, che ne è
signore, e nel mondo l’uomo prolunga l’opera della creazione divina, lasciata volutamente da Dio in
uno stato perfettibile. Il dominio dell’uomo si esercita anche sul mondo sociale, politico e morale.
Fine della sapienza: da una parte, grazie alle virtù speculative, conoscere Dio, dall’altra, grazie alle
virtù pratiche, fondare e reggere le istituzioni. Accanto alla sapienza sta la libera volontà dell’uomo,
che si afferma sulle cose del mondo trasformandole. L’uomo regna sul creato ed è artefice di questo
regno per grazia della divina provvidenza, e il suo fine ultimo resta sempre la religione e la sapienza
delle cose divine. Il dominio sul mondo è un compito assegnato da Dio all’uomo: prima di essere
Appunti di Federica Maltese
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