Skip to content

La classificazione di Rohmer dello spazio filmico


La differenza è chiarita in modo esemplare da Eric Rohmer, che ha dedicato uno studio al tema dell'organizzazione dello spazio in Faust di Murnau (1926). Nella sua analisi egli individua tre spazi:

- Spazio pittorico. L'immagine cinematografica, proiettata sul rettangolo dello schermo, viene percepita e considerata come la rappresentazione più o meno fedele, più o meno bella di questa o quella parte del mondo esterno.

- Spazio architettonico. Queste stess parti del mondo, naturali o ricostruite, così come la proiezione sullo schermo ce le presenta, più o meno fedelmente, sono dotate di una esistenza obiettiva che, a sua volta, può essere oggetto di un giudizio estetico in quanto tale. È con questa realtà che il cineasta si misura al momento delle riprese, sia che la restituisca sia che la tradisca.

- Spazio filmico. In verità, lo spettatore non ha l'illusione dello spazio filmato ma di uno spazio virtuale ricostruito nella sua mente, sulla base degli elementi frammentari che il film gli fornisce.

A ognuno di questi tre spazi corrispondono fasi e competenze diverse del processo di produzione anche se devono ovviamente costituirsi in unità, tanto più coerente quanto più il regista tenderà a mantenere un equilibrio. Un perfetto equilibrio tra queste componenti è il contrassegno di ogni grande opera cinematografica, come quella di Murnau. Tornando ad un piano più generale, dalle indicazioni di Rohmer, possiamo comunque desumere che lo spazio nel film è sempre un prodotto: esso si basa su una serie di significati codificati nella cultura di un'epoca, di una società, ma anche su una serie di relazioni tra tali significati che sono stabiliti dalla struttura del testo filmico.

Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.