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Hume - Osservazioni sulle religioni antiche

La devozione e la superstizione

Riguardo alla religione, dice Erodoto, ogni popolo è convinto della sua e pensa di essere superiore. Averroè dice che per lui è assurdo che nel cristianesimo i devoti mangino la loro divinità dopo averla creata. Anche secondo Hume il dogma della reale presenza è assurdo. Noi saremmo così abituati a queste cose da non meravigliarci per l'assurdità.
In futuro magari qualcuno se ne accorgerà. Ogni essere veramente pensante vedrà subito che se per fondare un sistema popolare non si chiede altro che esporre le assurdità degli altri sistemi, ogni devoto di ogni religione avrà una buona giustificazione per il suo atteggiamento bigotto verso i principi cui è stato educato. Poi cita il caso di un romano... tra i romani è comune il sacrilegio, ma per gli egizi guai a toccare un gatto! A volte più vili sono i materiali cui è composta la divinità, maggiore è la devozione che eccita! Spesso in quei punti dove è facile errare tutti diventano positivi e dogmatici. Il popolo per eccellenza dove la religione pubblica perse ogni autorità sugli uomini è la Roma dell'età di Cicerone, che ne fu il partigiano più dichiarato. Cicerone in famiglia si sforzava di apparire devoto, forse era la sua vera indole? La devozione di Pompeo era più sincera. Insomma... i devoti delle antiche superstizioni eran numerosi. Ma gli uomini non osano confessarsi al loro cuore i dubbi che hanno sul soggetto. L'operazione dello spirito di cui stiamo parlando sta a metà tra la miscredenza e la convinzione.

Le cause della debolezza delle religioni antiche

Causa della debolezza delle religioni antiche: c'eran meno teologi. Altra causa che rendeva le religioni antiche più deboli delle moderne: le prime furono tradizionali, le seconde scritturali. E la tradizione è complessa, difficilmente si lascia ridurre a un canone. Le storie di dei erano tantissime, ma nessuno poteva conoscere il tutto. C'era un'infinità di tradizioni anche opposte. Se esaminiamo con attenzione la religione pagana, dunque, scorgiamo tali contraddizioni, ed essa svanisce. Ecco perché non può fissarsi con dogmi e principi definiti. Ma le contraddizioni non bastarono alla massa per distoglierla da tali cose, perché essa non è molto ragionevole. Poi le favole dei pagani eran gaie e familiari. Senza diavoli e laghi di zolfo..solo amori tra dei. Sotto quest'aspetto il paganesimo era un religione poetica.
Luciano ci dice che chi non credeva alle favole del paganesimo era considerato empio e profano dal popolo.
Gli stoici lodavano il saggio, ma erano infarciti di superstizioni. Platone fa dire a Socrate che l'accusa di empietà lo colpiva solo per essersi rifiutato di credere a favole come quella di Saturno che castra suo padre. Poi Socrate afferma che la dottrina della mortalità dell'anima era comune nel popolo. Tra le due cose c'è contraddizione, ma la contraddizione è nel popolo, i cui principi religiosi si compongono di solito di elementi molto discordi. Gli scettici usavano come tecnica il partire da narrazioni importanti fino a quelle frivole, confutando tutti i sistemi della mitologia. Dopotutto le più grandi differenze tra un religione tradizionale e mitologica e una sistematica e scolastica sono due: la prima è spesso più ragionevole perché consiste solo in una moltitudine di storie che non implicano un'assurdità palese, e posa leggera sullo spirito degli uomini.

Tratto da STORIA NATURALE DELLA RELIGIONE di Dario Gemini
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