Hume - Le ragioni del politeismo
Il politeismo come prima religione
Se consideriamo il progresso della razza umana vediamo che necessariamente il politeismo fu la prima è più antica religione degli uomini. 700 anni fa tutti gli uomini erano politeisti e la storia ce lo dimostra, secondo l'autore.Nessun sintomo di religioni più perfette. Forse dovremmo asserire che in tempi barbari l'uomo fosse teista puro ma poi perse questa conoscenza? Impossibile. Vedi le tribù africane e asiatiche, tutte idolatre, senza eccezioni alla regola.
Il progresso naturale del pensiero umano dimostra che elevare i concetti all'Essere perfetto è un passaggio successivo. Lo spirito si eleva gradualmente dal superiore all'inferiore. Facendo un astrazione da ciò che è imperfetto forma un'idea di perfezione, e lentamente trasferisce alla divinità solo le più nobili parti di sè. Le cause di oggetti familiari non attraggono la nostra curiosità. L'uomo delle origini, rozzo e bisognoso, pressato da passioni e bisogni, non ha tempo di ammirare la regolarità della natura o cercare le cause. Più le cose ci si familiarizzano, meno si è portati a scrutarle. Ma il mostruoso è una novità che spaventa, così egli trema e prega. Quindi l'uomo all'inizio non faceva un certo tipo di ragionamento sulla natura che lo conducesse a dedurre l'Essere Supremo. Se ciò fosse accaduto, non sarebbe stato possibile perdere questa posizione a un certo punto per il politeismo, perchè quegli stessi principi razionali l'avrebbero preservata. C'è differenza tra fatti storici e opinioni speculative. I primi ci vengono dalla tradizione orale, che la memoria umana e altro possono pervertire. Così si arriva a supporre che le favole di Ercole e Bacco sian basate su una storia vera poi corrotta.
Per quel che riguarda le opinioni speculative: se esse son basate su argomenti chiari a tutti quegli argomenti stessi le preserveranno, se gli argomenti son astrusi le opinioni saranno confinate a pochi e cadranno in oblio. Comunque è impossibile che il teismo abbia potuto essere la religione originaria della razza umana e che si sia poi corrotta. Se i ragionamenti sono ovvi prevengono tali corruzioni, se astrusi si sarebbero sottratti al volgo.
Cercare l'origine della religione
Quindi cercando l'origine della religione cerchiamo l'origine del politeismo, la religione dell'uomo ancora ignorante. Se l'uomo concepisce un potere invisibile e intelligente contemplando la natura potrà pensare solo a un singolo essere. Tutte le cose nell'universo costituiscono evidentemente un sistema. Ognuna è adattata a tutte le altre. Tale uniformità spinge a riconoscere un solo autore, differenti autori darebbero solo perplessità all'intelletto. E' cosa più naturale vedere per un progetto unico un solo autore.Le cause del politeismo nella vita quotidiana
Se cercassimo l'Unico nei molteplici eventi della vita umana saremmo portati al politeismo. Quindi in ogni nazione che ha abbracciato il politeismo le prime idee religiose sorgono non dalla contemplazione della natura ma dall'interesse per gli eventi della vita, speranze e timori. Gli idolatri invocano dei per quelle loro faccende: matrimoni, nascite ecc, supponendo che ogni evento naturale sia governato da qualche potere intelligente. Quindi affinchè l'attenzione umana potesse scorgere qualche potere invisibile e intelligente, bisognava che gli individui fossero commossi da qualche passione che sollecitasse la riflessione spingendoli alla ricerca. Il barbaro è scosso da timori e passioni. Agitato da questi scruta le cause future ed in questa scena disordinata vede le prime tracce delle divinità.Antropomorfismo e superstizione
In questo mondo le vere cause delle cose ci sembrano celate. Ma tali cause ignote divengono oggetto costante delle nostre speranze e timori. la moltitudine può concepire le cause ignote solo in maniera generica e confusa.Antropomorfismo
gli uomini tendono a concepire tutti gli altri esseri come se stessi e trasferire loro le qualità cui sono abituati; così diamo la malizia agli dei e personifichiamo i monti. Queste figure ci mostrano la tendenza dell'immaginazione che a volte coinvolge anche i filosofi. Poi trasferiamo passioni e debolezze umane alla divinità, rappresentandocela gelosa e capricciosa. Non ci meravigliamo dunque che l'uomo debba concepirsi dipendente da quel potere invisibile: dalle cause sconosciute si passa agli dei.In verità quanto più il corso della vita umana è governato da accidenti, tanto più gli uomini divengono superstiziosi. Normale dunque che la superstizione prevalesse nelle età barbare, da uomini che ignorando le scienze non possono concepire un creatore unico, idea grandiosa. Poiché tali esseri non sono onnipotenti (dei) allora si moltiplicano per rispondere a quella varietà di eventi del mondo. In verità tante cose possono suggerirci la nozione di un potere intelligente: la prosperità si riceve facilmente come cosa dovuta e ci fa pensare poco alle ragioni ignote, ma le cose disastrose ci allarmano. L'afflizione ispira sentimenti religiosi. L'età della vita più disposta alla superstizione è dunque la più debole. Il sesso, le donne, che vivono la religione soprattutto con quest'atteggiamento.
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Dettagli appunto:
- Autore: Dario Gemini
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Filosofia
- Esame: Teorie della Conoscenza Morale
- Titolo del libro: Storia Naturale della Religione
- Autore del libro: David Hume
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