Warburg e i contemporanei: differenze e convergenze
L'interesse di Warburg per il Rinascimento gli venne dalla frequentazione di molti luminari del settore, tra i quali ricordiamo: Thode, Schmarsow, Janitscheck. Il primo aveva pubblicato due anni prima di Warburg un'opera sulla nascita del Rinascimento italiano dove trattava anche dell'influeza del francescanesimo sulla nascita del realismo artistico. Il secondo si era soffermato sulla percezione dello spazio, sulla gestualità e sull'espressione. Il teorzo, relatore di Warburg, aveva condotto sul periodo studi di natura psicologico – sociale.È innegabile poi che il primissimo studioso che affrontò l'arte come prodotto umano e parte della storia della civiltà e la storia artistica come storia della cultura fu Jacob Burchkardt che interpretava la storia artistica come storia delle visioni del mondo e degli ideali celebrati dagli artisti e di eventi creati ex novo. Ma Warburg non studia l'arte come rispecchiamento dello spirito del tempo. La studia analizzando i fattori – considerati strumenti di trasformazione culturale - che conducono all'applicazione e alla formazione di determinate forme e generi di immagini. Tra questi fattori i più importanti sono quelli psicologici. È vero che Schmarsow, l'abbiamo detto, aveva già sottolineato l'importanza del fattore psicologico, inteso come percezione, nelle trasformazioni dello stile Rinascimentale. Ma Warburg è fortemente influenzato dagli studi del filosofo Hermann Usener e dello storico Karl Lamprecht, oltre a Darwin e Tito Vignoli. Costoro gli diedero una base di psicologia scientifica. Successivamente fu Frederic Theodor Visscher a dargli la possibilità di legare solidamente psicologia e cultura. Visscher era uno studioso di estetica che spiegava il simbolo in rapporto al significato; il loro collegamento era giustificato in termini psicologistici. Warburg non è però d'accordo. Per lui il concetto di simbolo tendeva a differenziarsi da ogni riduzione segnica di tipo razionale. Al simbolo si riconduce lo spazio del pensiero in cui le onde mnemoniche, gli stimoli e le immagini del fenomeno primitivo si possono comporre in quella forma ottimale intermedia di equilibrio tra due polarità opposte: l'emotività e la razionalità.
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia della critica d'arte
- Docente: Valter Pinto
- Titolo del libro: La critica d'arte del Novecento
- Autore del libro: Gianni Carlo Sciolla
- Editore: Utet
- Anno pubblicazione: 2006
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