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Il Gusto dei Primitivi - L. Venturi -


Nel 1926 esce Il Gusto dei Primitivi. Opera polemica uscita al culmine del dibattito intellettuale di epoca fascista, recuperava gli artisti primitivi e la loro poetica (i toscani del Trecento e Quattrocento) esaltando il valore mistico e rivelatore dell'espressione artistica, con un approccio di sapore tipicamente neoromantico. Esce qui la categoria del GUSTO, un concetto interpretativo che indicava le scelte o le preferenze dell'artista nell'ambito della cultura (generale e specificamente artistica) e permetteva all'autore di inserirlo in una determinata epoca o scuola. Una teoria apertamente oppositiva al classicismo figurativo imposto dal regime, che dimostra l'alto valore dell'impegno culturale venturiano nel dibattito politico dell'epoca.

Le successive opere

Nel 1936 era uscita per la prima volta la Storia della critica d'arte. Il libro era un compendio delle reazioni critiche e delle idee estetiche che hanno condizionato i giudizi sulla storia dell'arte dall'antichità classica all'età contemporanea. Venturi identificava la storia della critica con la storia dell'arte stessa, perchè la storia del pensiero critico era intesa come fondamentale per la ricerca del valore dell'operare artistico, che non si esauriva con la sola indagine filologica, stilistica e documentaria. Non tanto un compendio delle idee estetiche e critiche relative alla produzione artistica, quanto un esame critico di esse. Venturi si dedica poi al recupero degli impressionisti francesi. Una scelta di campo anche questa, coincidente con la volontà di reagire all'accademismo pittorico e conservatore ancora così radicato in quegli anni in Italia, sottolineando in qualche modo il contrasto con il rinnovamento figurativo e culturale francese.

Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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