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Enunciato e proposizione nella logica di Husserl



La logica pure allora non si può basare su principi empirico-psicologici, ma non può neppure avere un carattere puramente formale. Sulla base di queste considerazioni Husserl esamina anche il concetto di significato. Egli ritiene che l’unità minima di significato si ha non nel termine ma nelle proposizione che esprime qualcosa che è o non è. La logica studia la proposizione a prescindere dal fatto che sia vera o meno, o che sia pensata da qualcuno o no. Per questa essa è indipendente dalla psicologia. Per proposizione però Husserl intende non il singolo enunciato, ma l’unità o l’essenza di tutti gli enunciati che hanno lo stesso significato (se la “bianchezza” è un universale che gode di autonomia e rappresenta l’essenza di ciò che è bianco, “tutto ciò che è bianco” gode anch’esso di autonomia e rappresenta l’essenza di una molteplicità di cose considerate singolarmente). Di queste essenze abbiamo un’esperienza autoevidente, caratterizzata da una certezza superiore ad ogni certezza fornita dalle scienze empiriche: egli chiama tale esperienza intuizione categoriale per distinguerla da quella empirica che coglie solo singoli oggetti. La logica pura consiste nella descrizionedi queste essenze che stanno alla base di ogni vissuto (Erlebnis)

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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