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H. Bloom e "L'angoscia dell'influenza"




Secondo Bloom il centro del canone è Shakespeare, possessore di un mondo poetico così assoluto ed universale che è una sfida per tutta la letteratura successiva. Una forza parallela e fondante, anche se diversa, Bloom la riserva a Dante e a Cervantes. Le altre esperienze, i grandi autori venuti dopo, hanno affermato se stessi e la propria originalità entro il solco di una “ansia canonica” che li ha portati a lottare per superare l’influenza di quei grandi che li hanno preceduti, cercando di essere alla loro altezza, entrando in quel canone definito dalla forza originaria di quei grandi, che è sempre in movimento.
Bloom aveva già spiegato tutto questo in un libro del 1973, L’angoscia dell’influenza, dove ben esplicitava la sua idea che tutto lo sviluppo della grande letteratura va letta sotto una prospettiva agonistica, come perpetuo scontro tra ogni scrittore ed i suoi predecessori, come continuo ripetere e negare l’esperienza di chi è venuto prima.
Nella centralità di Shakespeare si riassume il punto nodale da cui si dipartono tutte le forme e le occasioni risolutive di questa lotta, compresa quella non strettamente letteraria di Freud. Freud entra nel canone occidentale di Bloom perché la sua dottrina della psiche viene vista da Bloom come una sorta di esplicitazione a posteriori di quella già poeticamente definita nei personaggi di Shakespeare, fino al paradosso che tutto ciò che soprattutto interessa in Freud è già in Shakespeare, oltre ad una persuasiva critica di Freud.
Il Canone occidentale dedica una articolata trattazione a ventisei autori, da Dante a Beckett, ma prendendo avvio da Shakespeare, centro ideale di questo canone. Al di là degli estremismi del libro, Bloom ha il merito di indicare con vitale energia che la sola uscita possibile dalla crisi della critica sta nella passione per le letture che contano e che sanno mettere davvero tutto in gioco, nella fedeltà a ciò che siamo stati abituati a riconoscere come autentica letteratura.
È un romantico Bloom, ma un romantico importante, che rivendica la forza del corto circuito dello spirito estetico rispetto alle tante chiacchiere e costruzioni della Scuola del Risentimento, di quei cultural studies che tessono attorno ai libri letture sociologiche, culturali e quant’altro, mancando di centrare il cuore, il centro vitale di ciò che hanno letto.

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