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Il cinema di Sergej M. Ejsenstejn


Parliamo adesso di due importanti registi che si sono positivamente “riciclati” dal muto al sonoro. Aleksandr P. Dovzenko e Sergej M. Ejsenstejn. Entrambi non completamente assorbiti dalla propaganda stalinista del realismo vittorioso dell’uomo sovietico, sono due importanti registi degli anni ’30.
Dovzenko è una sorta di poeta visionario. Nel 1935 confeziona Aerograd, che miscela abilmente tensioni liriche e realistiche. Anche a lui è stato chiesto di fare un cinema “utile”, vale a dire di propaganda, e pur piegandosi non arretra completamente, non essendo intenzionato ad alterare la sua poetica: in pieno realismo socialista, continua ad usare gli ingredienti della complessità, della poesia e del lirismo.
Ejsenstejn si allontana dalla tematica filmica dominante in URSS, cioè la rievocazione della Rivoluzione d’ottobre e la costruzione al presente del socialismo, preferendo inserirsi nel filone storico. All’interno del genere storico vengono privilegiati quei soggetti celebri che più o meno forzatamente potrebbero proporre analogie dirette con Stalin, che comincia a costruire intorno a sé un forte culto della personalità.
Il cinema ufficiale individuava grandi figure del passato da usare a uso e consumo della propaganda. Nessuna ha il respiro dell’Aleksandr Nevskij di Ejsenstejn, uscito nel 1938 come una inusitata meteora nel mare mediocre del propagandismo cinematografico stalinista.
Fu il primo film sonoro di Ejsenstejn, concepito con intenti propagandistici antinazisti e in linea con il realismo socialista propugnato da Stalin. Il regista, infatti, abbandona lo sperimentalismo dei suoi primi film, per dedicarsi alla riuscita figurativa dell’affresco storico – ideologico. L’artista di un tempo lo si vede sono nei trentasette minuti della battaglia, astratto, plastico e veemente.
Ejsenstein prima del film si era recato in Europa e poi a Hollywood, dove viene accolto trionfalmente, per aggiornarsi sulle tecniche del sonoro. Accetta un contratto della Paramount, lavorando molto ma rifiutando gran parte dei progetti che gli venivano proposti. Mette in cantiere un film – documentario sul Messico, Que viva Mexico!, da cui verrà poi estromesso. Apparirà poi nel rimaneggiamento di Sol Lesser, col titolo Lampi sul Messico, e solo nel 1979 uscirà per opera del suo assistente, sulla base degli appunti e dei ricordi.
Sconsolato torna in URSS nel 1932, dove si dedica provvisoriamente all’insegnamento. Nel 1935 si dedica ad un’opera complessa imperniata sui problemi individuali sollevati dalla collettivizzazione delle terre: Bezin Lug. Le autorità bocciarono il progetto, ormai quasi ultimato, e distruggono i negativi. Ejsenstejn è costretto a fare autocritica e, per dimostrare “buona volontà”, trova un soggetto storico. Si arriva così all’Aleksandr Nevskij, che molti storici, pur concordando sul fatto che sia un capolavoro, lo considerano un alibi del cineasta per sanare i suoi problemi col presente.

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