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"La caduta degli dei" di Visconti, inizio della trilogia tedesca



L’evidente stagione di crisi viscontiana non appare risolta che nel 1969, quando Visconti realizza il primo capitolo della cosiddetta trilogia tedesca, vale a dire La caduta degli dei. In questo film il regista milanese rievoca, in una perfetta struttura melodrammatica, gli anni di ascesa del nazismo e la distruzione della democrazia tedesca, attestando ancora una volta la sua predilezione per i drammi della sconfitta e la sua visione della storia come un nibelungico succedersi di cicli di potere. Per questo Visconti e i suoi sceneggiatori si ispirano esplicitamente al Macbeth shakespeariano, tragedia dell’ambizione e della paura. Accanto all’ispirazione shakespeariana e fuse con essa, possiamo individuare tracce di Thomas Mann e di Dostoevskij. Il film ha brani splendidi, fra cui la macrosequenza di docufiction della Notte dei lunghi coltelli realizzata in presa diretta e non doppiata. Non sempre la triplice ispirazione del film (la triade shakespeariana ambizione-assassinio-paura, il tema del nazismo rampante, il motivo della Grande Famiglia) risulta convincentemente espressa e la grande complessità tematica non è sempre perfettamente equilibrata, seppure il film è sorretto da un impianto drammaturgico che gode di una struttura ancora una volta melodrammatica e a un’orchestrazione di tipo sinfonico.

Tratto da LUCHINO VISCONTI di Marco Vincenzo Valerio
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