Skip to content

Le Odi e i modelli Oraziani


Le Odi sono un una raccolta di opere liriche. Prima di poter parlare di queste è necessario una breve introduzione alla lirica oraziana. La lirica oraziana non è in rapporto di totale dipendenza con la tradizione poetica greca: il concetto di imitatio per un latino non indicava un rapporto di imitazione stricto sensu ma, piuttosto, un rapporto di dipendenza – per quello che riguarda il linguaggio poetico – e un rapporto di originalità – per quello che riguarda la tematica e la messa in opera – ; non bisogna dimenticare, infatti, che i Romani erano molto gelosi della loro indipendenza letteraria , e non mancavano di farsene vanto.  

Il rapporto con Alceo.

Il primo poeta soggetto alla imitatio oraziana è Alceo di Paro. Orazio, infatti, fu il primo a divulgarne i temi e i modi, e anche a trasferire strutture metriche ed espressive tipicamente greche nel mondo latino. Orazio riprende Alceo nei temi e nei contenuti ma non manca mai di spogliarne i significati più personali. La poesia di Alceo è quella di un aristocratico greco a cavallo tra il VII e VI secolo a.C. mentre quella di Orazio è quella di un liberto che dopo una breve esperienza repubblicana, si è messo al riparo di quella stessa aristocrazia che prima combatteva; è evidente quindi che le inclinazioni e i sentimenti dei due poeti erano radicalmente diversi. Il poeta latino riprende spesso i punti iniziali delle poesie di Alceo, ma subito dopo, dimenticando il modello, procede di propria maniera. Un esempio evidente è la cosiddetta Ode a Taliarco dove Orazio descrive un paesaggio invernale simile a quello rappresentato da Alceo: ma l’invito a bere di Alceo non è l’invito a bere di Orazio. Estrapolato dal suo contesto, quell’invito a bere non avrebbe più senso. Orazio lo sa bene e preferisce abbandonarsi in riflessioni gnomiche culminanti nella descrizione di un quadro di vita cittadina.

Il rapporto con Saffo.

Un altro grande modello a cui Orazio si ispira, ma di cui possediamo meno testimonianze, è la poetessa di Lesbo, Saffo. In una famosa ode Orazio immagina Alceo e Saffo che, con i loro canti, allietano uno stupito mondo infernale, il quale sembra preferire le energiche invettive del poeta di Paro ai lamenti d’amore della poetessa; probabilmente questo giudizio era condiviso da Orazio.
Orazio attinge anche da Anacreonte, da cui prende i medesimi toni di rimpianto per la giovinezza perduta.

Tratto da LINGUA E LETTERATURA LATINA di Gherardo Fabretti
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.

PAROLE CHIAVE:

odi orazio