Le epistole di Orazio
Con le Epistole Orazio abbandona il filone della lirica per ritornare ai sermones, agli esametri scritti in forma di lettere ad amici. È questo un genere che non ha precedenti nella letteratura greca e latina. Le Epistole di Orazio sono una raccolta sistematica di lettere in versi frutto di una sperimentazione originale. Bisogna però fare una distinzione netta con le Satire, poiché, pur utilizzando il medesimo metro, hanno un destinatario ben preciso e dei segnali caratteristici, come l’intestazione e le forme di saluto. Si è a lungo discusso sull’effettiva esistenza dei destinatari delle lettere, arrivando alla conclusione che le Epistole mischiano un carattere eminentemente privato, ed uno più propriamente letterario. In definitiva le lettere, pur non essendo state formulate a scopo privato, possono essere state indirizzate ad alcuni destinatari, come fossero una sorta di omaggio. Le differenze più vistose con le Satire sono però lo scenario in cui si leva la persona dell’autore e le tematiche affrontate. È la campagna, l’angulus appartato del poeta, il nuovo scenario e l’appagamento che si ottiene con una vita semplice, i pericoli dell’avarizia e i vantaggi della moderazione in tutte le cose le nuove tematiche.
Temi principali.
In quest’opera Orazio parla in maniera colloquiale, da un punto di vista personale, con arguzia e buon senso; non è più il poeta cinico e arguto delle Satire ma un poeta conscio delle proprie debolezze e delle sue contraddizioni: quell’equilibrio tra autarkeia e metriotes, così fondamentale nelle Satire, adesso viene a mancare. Il poeta romano sente un impellente bisogno di ricerca morale e di saggezza filosofica, ma non riesce più a proporre, né per sé né per gli altri, un modello di vita soddisfacente. Le sue incertezze morali incalzano, e l’insoddisfazione di sé aumenta, Orazio è in preda ad una strenua inertia, ad una noia angosciosa e impaziente che lo rode dal di dentro. Dall’altro canto, quasi volesse compensare le sue incertezze filosofiche, Orazio accentua l’impostazione didascalica, non solo confessando ma soprattutto ammonendo e insegnando al lettore – destinatario inesperto. Questo aspetto didascalico si accentua visibilmente nel II libro delle Epistole, dove Orazio affronta il problema del teatro latino e dell’Ars Poetica, nelle vesti di grande letterato e di critico letterario legittimato da Augusto, quest’ultimo destinatario (implicito ed esplicito) delle uniche due lettere del II libro. Per quanto riguarda il teatro latino Orazio si mostra dubbioso assai su una possibile rinascita del teatro latino, e invita Augusto a prediligere la poesia destinata alla lettura, l’unica che possa raggiungere i livelli di eccellenza formale che il prestigio della Roma Augustea richiede necessariamente. A proposito dell’Ars Poetica Orazio fornisce una serie di teorie poetiche sul dramma: il lavoro deve essere raffinato, paziente, colto e attento. Inoltre si dedica a tracciare la storia della letteratura sia greca sia romana gettando ampi squarci sulla “vita quotidiana” del letterato romano e dei circoli letterari del tempo.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
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- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Lingua e letteratura latina
- Docente: Giovanni Salanitro
- Titolo del libro: Imago Maiorum
- Autore del libro: Giovanni Salanitro
- Editore: CUECM
- Anno pubblicazione: 2010
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