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Gaio Plinio il vecchio e la Naturalis Historia


GAIO PLINIO IL VECCHIO → 23 Como – 79 Pompei

Plinio il Vecchio è una delle figure più eclettiche e particolari dell’epoca imperiale. Nato a Como da famiglia equestre compì gli studi a Roma. Trascorse dodici anni della sua vita come militare e fu compagno d’armi del futuro imperatore Tito. Quando Vespasiano divenne imperatore (nel 69 d.C.) le sue sorti migliorarono e fu più volte procuratore; divenne anche suo consigliere e del figlio Tito e fu nominato comandante della flotta di Miseno. Di qui il 24 agosto del 79 d.C. partì per osservare l’eruzione del Vesuvio dai dintorni di Stabia. Suo nipote Plinio il Giovane narra in una lettera a Tacito come lo zio fu attratto da una colonna di fumo e come egli partì con una nave leggera per investigare; come poi dettò le sue osservazioni sotto una pioggia di pietre  e come il giorno dopo andò sulla spiaggia, nonostante l’oscurità e le esplosioni, con un cuscino intorno alla testa per proteggersi dai frammenti che cadevano e come fu stroncato dalle esalazioni.
La Naturalis Historia.
Plinio fu un uomo di straordinaria operosità e con non comune sete di conoscenza. Dormiva poco, si faceva leggere continuamente libri e prendeva una quantità infinita di note.
La sua unica opera giuntaci completa è la Naturalis Historia, costituita da 37 libri in cui Plinio riversa tutto l’allora scibile umano su fisica, cosmologia, medicina, botanica, fisiologia umana, zoologia, geografia, etnologia e geologia.
Plinio insomma si aggancia alla tradizione enciclopedica romana che sfornava opere di elencazione che molto si confacevano alla richiesta di cognizioni tecniche che si richiedevano all’intellettuale e al politico imperiale. Si rifà per certi versi alla paradossografia, prima fra tutti quella di Licinio Muciano, con le loro notizie fantascientifiche e la loro buona dose di dilettantismo.
L’enciclopedismo era la strada che più si confaceva ad un eclettico come Plinio. C’è della filosofia stoica: Plinio come Seneca crede in una divinità benefica, in uno spirito che pervade il mondo, e in nome di questa l’uomo deve approfondirne lo studio allo scopo di rispecchiare dentro di se le virtù della natura. E quale modo migliore se non quello di scrivere un’enciclopedia?
Ma la sua opera non e filosofica: della filosofia stoica egli prende il generico senso della missione del saggio. La vera originalità sta nel suo senso pratico, nel suo spirito di servizio che incarnano bene le qualità del funzionario imperiale.
Lo stile di Plinio.
Il suo stile è definito spesso il peggiore di tutta la tradizione latina scritta. Ma bisogna anche essere onesti: un’opera così gigantesca non prevedeva certo una limatura stilistica e tra l’altro le opere enciclopediche nascevano per la consultazione e non per una lettura in toto. Tra l’altro le opere enciclopediche erano meno vincolate ai canoni formali. Plinio è una sorta di uomo – schedario: nonostante molti errori e molta trascuratezza, una certa credulità e superficialità e l’arida elencazione bisogna riconoscergli  la vasta fatica che ha comportato la composizione e il merito di avere salvato migliaia di notizie che non avremmo mai potuto conoscere!


Tratto da LINGUA E LETTERATURA LATINA di Gherardo Fabretti
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