L'imitatio nel Rinascimento
La ripresa di forme e stili esemplari, l'imitatio, è ormai diventata una istituzione letteraria a tutti gli effetti. L'imitatio va considerata nel quadro più ampio della cultura mnemonica dell'epoca. Nel Rinascimento la memoria è esercitata e disciplinata da scrittori e artisti. Si diffonde una vera e propria arte della memoria, mirante alla classificazione e alla registrazione degli eventi. L'imitatio è il recupero mnemonico della pienezza degli antichi e un tentativo di arginare la decadenza delle lingue naturali. Il Rinascimento d'altro canto non conosce il problema, tutto Romantico, dell'originalità. Imitare non riguarda la ricerca di contenuti o la raccolta di materiali narrativi, ma mira a conferire forma e dignità linguistiche al testo moderno assumendo regole e norme da opere anteriori elevata a paradigmi. Il problema non è cosa dire ma come dirlo!
Nella forma più eletta l'imitatio rappresenta il trionfo dell'ars sulla natura, cioè della tecnica sulle disposizioni innate. È il prodotto dell'umanesimo italiano, di una nuova concezione della storia e degli autori che crea una invalicabile distanza tra antichi e moderni. I letterati hanno una coscienza rivoluzionaria della loro modernità.
La filologia ha determinato un raffinamento del gusto ripulendo i testi dai velami falsificanti di lunghi secoli e ha indirettamente raffinato la lingua volgare. Un lungo dibattito sulla imitatio contrappose Pietro Bembo e Giovanni Francesco Pico: il primo sosteneva che bisognava imitare solo il migliore, l'optimum; il secondo che andavani seguiti i multi boni.
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
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- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letterature comparate
- Docente: Domenico Tanteri
- Titolo del libro: Letteratura comparata
- Autore del libro: Nicola Gardini
- Editore: Nuova Italia
- Anno pubblicazione: 2003
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