La vita di Benito Perez Galdòs (1843 – 1920)

La vita.

Ragazzo chiuso e precoce, passò la sua infanzia all’ombra di una madre autoritaria di cui rimangono molte tracce nelle sue opere. Si trasferisce presto a Madrid, dove rimarrà tutta la vita e dove studierà diritto. Madrid sarà il suo universo, che indagherà appassionatamente sin da subito, diventando uno scrittore tipicamente urbano. Entrerà a contatto con i krausisti, i teatri, l’Ateneo e soprattutto la “calle”, il mondo dei rapporti sociali della Madrid piccolo borghese e sottoproletaria. Per alcuni anni vive da maudit, leggendo disordinatamente e vivendo di notte; durante un viaggio a Parigi scoprirà Balzac.
A Madrid assisterà a importanti eventi politici che lo colpiranno profondamente, e scriverà La fontana de Oro, nei quali analizzerà gli eventi tra il 1820 e il 1821. Opera ancora molto schematica ma che già tradisce un certo piglio critico, già di per sé importante in un’epoca come la Spagna del primo ottocento. Galdos scriverà nel 1870, su Observaciones sobre la novela contemporanea en Espana, sulla grave noncuranza dei suoi compatrioti scrittori nello scegliere temi già ampiamente sfruttati, anziché attingere, come auspicava Larra, all’enorme serbatoio che la classe media metteva a disposizione. Manifestava quindi sin da giovane una ottima conoscenza delle possibilità del romanzo come categoria letteraria da innovare.
Galdos dedicherà tutta la sua esistenza all’indagine storica, sociale, psicologica della Spagna contemporanea, usando come strumento il romanzo, con una serietà e una metodicità tipica più di un artigiano che di uno scrittore largamente inteso. La sua fu una vita ordinata, da professionista della scrittura, e tale restò negli anni a venire; un vita comunque riservata e difesa gelosamente dallo smercio pubblicitario: di essa sappiamo qualcosa solo attraverso la folla dei suoi personaggi. Nel 1910 diventerà cieco, per poi morire nel 1920.