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Bufalino e il volto della malattia


Disinteressato alla salute e alle illusioni, il guarito Bufalino preferisce raccontare la verità della malattia, esperienza primaria e a suo modo totalizzante, e in quanto tale serbatoio di molteplici valenze costantemente in bilico tra metafora e memoria personale. Non a caso i malati bufaliniani portano sempre con loro un'ombra di autobiografismo, tramite la quale Bufalino sperimenta l'estasi di riviversi. Per l'ambientazione scelta, in Diceria, il volto della malattia si moltiplica di continuo: medico, ballerina, bambino, prete, Cristo. Dio stesso è un corpacciuto animale ammalato di cui l'intero universo è solo la fastidiosa calcolosi, curabile solo per mano, forse, di un altro Ur – Gott, un archiatra più vasto e antico di lui.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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