L'impegno cristiano di Girolamo
L'impegno cristiano di Girolamo
GIROLAMO. Sofronio Eusebio Girolamo (Stridone – Dalmazia 347 – Betlemme 420) Girolamo vive con molta sofferenza il contrasto tra le lettere classiche, da lui molto amate, e l'impegno cristiano integrale che lo porterà poi ad abbracciare la vita monastica. Sarà per lui un dissidio lacerante che, culminato nella celebre visione del deserto di Calcide, non salderà mai del tutto e che troverà parziale risarcimento solo nello studio, sempre più totalizzante, della Scrittura.
La sua fragilità psichica trovava sfogo da una parte nella ricerca ascetica e nella coscienza granitica della sua superiorità intellettuale, dall'altra nella ricerca di questa affermazione nel contatto con ambienti ristretti di uomini e donne tra i quali il suo desiderio di primeggiare trovava soddisfazione.
Il suo battesimo di fuoco con le lettere cristiane fu nel segno di Origene ed Eusebio ma i suoi commentarii a Paolo e all'Ecclesiaste, frutto di un frettoloso approccio, non produssero molto di più di una parafrasi delle corrispondenti pagine origeniane. Ma poco a poco egli trovò un nuovo modo di valorizzare quelle lettere, in maniera più filologica. Ne derivò il suo progetto di tradurre direttamente dall'ebraico l'AT e dall'altra la messa a punto di un tipo di commentario esegetico più consono, diverso, sia dal modello alessandrino sia dal modello antiocheno.
In risposta al latino approssimativo del V secolo di cui si parlava a proposito di Ambrogio, papa Damasio incaricò Girolamo di rivedere e migliorare la traduzione latina dei vangeli sulla base dell'originale greco. Fu questa revisione che gli fece capire l'importanza della necessità di risalire al testo originale della Scrittura, quindi all'ebraico nel caso dell'AT.
Girolamo pubblicizzò in svariati modi la sua conoscenza dell'ebraico ma molti oggi sostengono che egli ne avesse una mediocre conoscenza e che buona parte del suo lavoro derivava dalle traduzioni di Aquila e Simmaco, più letterali di quelle dei Settanta. Ma anche così ridimensionata quell'iniziativa si presentava eccezionale in un mondo come quello latino che allora dimostrava scarsi interessi filologici. Per quanto approssimativa e imperfetta possa apparire allo studioso moderno, la tradizione di Girolamo va apprezzata proprio per il suo sforzo filologico di andare alla fonte primaria saltando il filtro del greco.
Girolamo sosteneva che i diritti dell'interpretazione letterale dovessero essere rispettati più di quanto usualmente si avvertiva nelle pagine di Origene e Didimo. In effetti i lavori di Girolamo tradiscono più che altro un tentativo di contemperare esigenze letterali e allegoriche,omogeneizzandole in un complesso ben bilanciato.
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letteratura Cristiana Antica
- Docente: Grazia Rapisarda
- Titolo del libro: Storia della letteratura cristiana antica
- Autore del libro: Manilo Simonetti - Emanuela Prinzivalli
- Editore: EDB
- Anno pubblicazione: 2008
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