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Idea di Dio in Avicenna



Se allora i possibili esistono, è perché esiste un necessario, causa della loro esistenza: Dio. Il Dio di Avicenna è dunque necesse esse per definizione. Egli è, ma se chiede che cosa è, non c’è risposta; in lui non c’è un quid a cu chiedere: quid sit? Il caso di Dio è unico, poiché in Lui ente ed essenza coincidono. Il rapporto Dio-mondo in Avicenna è un rapporto di necessità. Avicenna ha concepito la produzione del mondo da parte di Dio come l’attualizzazione successiva di una serie di esseri, ciascuno dei quali, possibile in se, diventa necessario in virtù del solo necesse esse, che è Dio. Ci si può chiedere se l’intelletto di cui parla Aristotele, non sia Dio oppure un essere soprasensibile, inferiore a Dio. Avicenna unisce la teoria dell’intelletto alla costruzione del mondo astronomico e sovrappone all’astrazione un altro modo di conoscere, di carattere sacro. L’avicennismo si presenta come una cosmogonia in cui dall’Essere necessario emanano tutti gli altri che ricevono l’esistenza come un accidente, che il Primo essere comunica loro per liberalità naturale. Per Avicenna la produzione del mondo da parte di Dio è eterna. La sola priorità del primo sul resto è quello del necessario sul possibile. Il necessario è semplice e uno, perché la sua essenza è autosufficiente; ora dall’uno non può uscire che l’uno.

Tratto da LA FILOSOFIA NEL MEDIOEVO di Carlo Cilia
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