John Milton e James Harrington
La libertà di pensiero
Il repubblicanesimo di John Milton è prima di tutto un ideale etico, consapevole del valore che ha l'uguaglianza in un umanistico intendimento dell'ordine sociale. Sul piano istituzionale, tuttavia, la sua esaltazione delle repubbliche antiche gli fa considerare positivamente la funzione degli elementi aristocratici anche all'interno di un governo popolare. La limitazione del suffragio elettorale e la partecipazione agli affari pubblici riservata ai ceti superiori non gli sembrano contraddire quel regime politico da lui auspicato, che doveva opporsi alla monarchia ed al suo sistema di valori e di condizioni sociali. Il più famoso degli scritti di Milton è L'Aeropagitica, entusiastica difesa della libertà di stampa e di pensiero. Egli è stato uno dei primi a denunciare con intransigenza i mali della censura, incompatibile per lui con le esigenze critiche del sapere moderno e con il diritto naturale di ciascuno ad esprimere liberamente la propria opinione. Lo stato non ha per Milton nessuna autorità per stabilire qual è la verità; i governanti sono uomini come gli altri, spesso anche più incolti, più lontani dalla scienza, più settari e più retrivi ed i censori che nomina lo stato possono essere culturalmente e moralmente anche al di sotto del livello dei governanti e sbagliare grossolanamente sui giudizi che danno su un autore. Milton, che accomuna il principio della libertà di stampa a quello della libertà religiosa, sostiene che la religione non può avere la prerogativa di sancire che cosa è giusto o ingiusto nel campo del pensiero e che perciò non si possono sopprimere i presunti libri eretici. L'atteggiamento repressivo nei confronti della scienza e della cultura non apporta nessun vantaggio alla vita pubblica. E' vero che la libertà può incorrere nell'errore ma se si pretende di sopprimere ogni possibilità di vizio, si sopprimono anche quelle virtù che solo la libertà può produrre. Non vedere quindi dappertutto eresie, errori, peccati ma considerare la vita nella complessità della sua struttura, dove verità ed errore sono mescolati e possono essere distinti solo attraverso il libero confronto delle opinioni. Si può essere eretici anche nella verità perché è eresia ogni supina accettazione di principi di cui non sappiamo nulla. Vi è comunque un limite su questo tema della libertà e dell'esclusione dalla tolleranza dei "papisti" con l'argomentazione consueta che i Cattolici vogliono estirpare ogni altra religione e non riconoscono altra autorità politica che quella del papa. Malgrado questo pregiudizio, Milton ribadisce però sempre il suo convincimento che lo scrupolo della coscienza è il miglior giudice della verità. Una certa austerità puritana lo porta a ritenere che niente valga più della propria interiorità spirituale ad orientare positivamente le idee e i valori di ciascuno e a discernere ciò che è giusto. Una significativa estensione del principio della libertà della coscienza Milton fa valere anche nel diritto di famiglia, ammettendo il divorzio quando non c'è più la pace e l'intesa fra i coniugi. Sul problema della scienza Milton riprende l'insegnamento di Francesco Bacone: è Dio che ci ha dato lo spirito scientifico e bisogna valersene contrastando le pesanti interferenze di una censura sempre troppo disposta a denunciare ciò che in ogni idea può apparire suscettibile di conseguenze negative. Certo, in ogni espressione di pensiero si può ravvisare qualche cosa che crea turbamento negli equilibri esistenti ma un certo grado di inquietudine fa parte della vita dell'uomo. L'unità dello spirito non si consolida impedendone le espressioni ma stabilendo fra di esse condizioni di pacifica esistenza e garanzie di mutuo rispetto.
Istituzioni politiche e proprietà
Un altro pensatore repubblicano del periodo è James Harrington che ha scritto La Repubblica di Oceana. Questo libro sembra iscriversi al genere dell'utopia ma contiene elementi di notevole realismo e diretti riferimenti all'Inghilterra e alle sue condizioni politiche, sociali ed economiche. La formazione politica di Harrington è stata molto influenzata dalle ricerche da lui svolte sulla Repubblica di Venezia, una repubblica aristocratica ma a suo giudizio più libera e meglio ordinata rispetto ad altri regimi popolari. Egli sostiene che ogni vera repubblica è fondata da gentiluomini e che funziona bene se è permeata di spirito aristocratico ma in essa il potere popolare deve, comunque, avere un peso decisivo nell'accettare o respingere i programmi e le proposte delle classi dirigenti. Egli chiede comunque un allargamento del suffragio elettorale e delle norme costituzionali contro l'accumulo dei privilegi. L'intuizione politica forse più importante e originale di Harrington è che è vano discettare sui diversi regimi politici limitandosi soltanto ad una astratta considerazione degli equilibri istituzionali e dei giochi di potere. Bisogna invece compiere un'analisi più penetrante per comprendere come le istituzioni politiche e le forme di governo dipendano dalla struttura della vita economica. Le istituzioni sono i dati più appariscenti della politica, sono "sovrastrutture" ma esse affondano le loro radici e hanno la loro ragione d'essere nella costituzione sociale la quale, a sua volta, dipende dalla struttura economica e dai modi di distribuzione della proprietà. Egli riconosce il valore del metodo di Machiavelli e di Hobbes nell'analisi dei fenomeni politici ma rimprovera a questi autori di non aver dato adeguata rilevanza nelle loro teorie ai fattori economici. Questi autori hanno visto le ascese, le trasformazioni e e le corruzioni dei regimi politici in relazione alle virtù dei detentori del potere ma il loro errore è stato di aver scisso questi criteri esplicativi della vita politica dalle componenti sociali ed economiche di una società reale. Il metodo conoscitivo di Harrington lo porta invece a ritenere che ogni sistema politico dipende dal suo sistema economico ed in particolare dal suo regime proprietario. A seconda dei gradi di concentrazione, di diffusione e di circolarità della proprietà cambiano le istituzioni politiche, le regole del governo ed anche l'insieme dei valori sociali. Chi detiene la proprietà della terra, detiene il potere, chi dispone delle leve economiche ha in mano le leve politiche. Il tangibile possesso della terra da parte dei nobili fa da contrappeso all'autorità politica e pone le condizioni per forme di monarchia limitata o di governo oligarchico ed aristocratico; se attraverso ulteriori riforme agrarie questa proprietà terriera viene ancora suddivisa in modo che qualunque imprenditore possa diventare proprietario, si ha anche disseminazione e pluralizzazione del potere e con ciò una evoluzione verso forme repubblicane di governo. L'equilibrio della proprietà ed una certa dinamicità economica impediscono le concentrazioni assolutistiche del potere. Harrington non chiede tuttavia, rispetto a quelli esistenti, ulteriori frazionamenti della proprietà e non impegna il suo repubblicanesimo in programmi di giustizia sociale. Egli si accontenta di una distribuzione delle terre che favorisca una certa apertura delle classi ma la struttura della società, come Harrington la delinea, assume un carattere più elitario che non popolare. Scarsa è tuttavia la rilevanza che, nelle sue analisi economiche, Harrington attribuisce alle attività imprenditoriali ed artigianali diverse da quelle connesse al possesso della terra. Si differenzia in questo dal pensiero dei Livellatori i quali, più che agli interessi costituiti dei proprietari terrieri, si rivolgevano agli interessi dei ceti emergenti dell'artigianato e del commercio. Egli, invece, è incline a dare all'agricoltura un valore preponderante nella costituzione economica e sociale; la terra assume un ruolo decisivo nei confronti del potere mentre il commercio, più aleatorio, non riesce a dare delle basi solide al complesso dei fenomeni politici ed istituzionali. Nel pensiero di Harrington ci sono tuttavia anche aperture di carattere più democratico ed in particolare l'idea che la repubblica debba assecondare e garantire un sistema nazionale di educazione aperto a tutti i cittadini, senza limitazioni e discriminazioni, ed a carattere essenzialmente gratuito. Anche se il suo sistema politico si vale di elementi aristocratici, vuole tuttavia rappresentare un'alternativa coerente rispetto al tradizionale potere monarchico.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Viola Donarini
[Visita la sua tesi: "Domitia Longina, imperatrice alla corte dei Flavi"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Storia
- Esame: Storia delle categorie politiche
- Docente: Maria Luisa Cicalese
- Titolo del libro: Il pensiero politico dall'Umanesimo all'Illuminismo
- Autore del libro: Antonio Zanfarino
- Editore: CEDAM
- Anno pubblicazione: 1998
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