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Teoria delle ipostasi. Plotino e Proclo



In senso neoplatonico le ipostasi sono i principi dopo l’Uno, posteriori al Primo Principio. Secondo Plotino le ipostasi sono l’Intelletto e l’Anima. Essi sono Principi per Plotino in quanto trascendono completamente ciò di cui sono principi. Ma ad esempio l’anima è principio in senso primario nella misura in cui è concepita come atto eterno e puro in grado di dar vita alla materia. A in quanto anima immanente essa non è ipostasi e quindi Principio in senso pieno. Stesso discorso vale per l’intelletto nei confronti dell’anima. Il criterio su cui si basa Plotino per elaborare tale dottrina è quello della coincidenza tra Essere e Intelletto o Mondo Intelligibile. La materia per passare dalla potenza all’atto (e quindi esistere e diventare intelligibile) ha bisogno dell’anima che possiede prima di essa l’essere; allo stesso modo l’anima ha bisogno dell’Intelletto. L’intelletto non ha però alcuna relazione con l’Uno e quindi coincide con l’Essere in atto. Proclo sviluppa teoreticamente tale dottrina ed afferma che in realtà l’Intelletto assume l’essere dalle Enadi. Le Enadi sono il frutto della funzione unificante dell’Uno che dà appunto vita ad esse: in questo caso l’Uno, che è impartecipabile per anotonomasia, smette di esserlo ma solo per una questione “funzionale” senza perdere quindi la sua unità ed essenza. Questa nuova nozione di Enade, è il frutto di quello che è stato definito criterio della mediazione dialettica secondo cui tra due termine ce ne deve essere sempre uno che funga da cerniera.

Tratto da IL NEOPLATONISMO di Carlo Cilia
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