Infinitamente grande e infinitamente piccolo in Pascal
Lo sguardo pascaliano coglie, l'esistenza di un "infinitamente grande" e di un "infinitamente piccolo" situato alle estremità dell'universo abitato dall'essere umano. Questa consapevolezza se da un lato ha precise implicazioni gnoseologiche-epistemologiche, dall'altro non ne ha di meno in ambito antropologico - esistenziale. Stretto da i due limiti, l'uomo coglie la propria radicale finitidine. Coglie, ancor di più, il contrasto tra questa finitudine e la propria ansia di infinito. L'uomo è una debole canna, se confrontato con le forze immani e grandiose della natura, ma è una "canna pensante". Solo a questo punto, dopo aver ribadito che l'unica grandezza dell'uomo sta nel pensiero, Pascal espone le prove storiche del cristianesimo. Nutrito di spiritualità agostiniana a paolina, egli è persuaso che Dio non sia oggetto tanto di convinzione razionale, quanto piuttosto di un sentimento irrazionale: "Il cuore, e non la ragione, sente Dio. Ecco che cos'è la fede: Dio sensibile al cuore e non alla ragione". Il frammento più celebre dei Pensieri è quello del pari, ossia la "scommessa" sull'esistenza di Dio, cui sembra obbligato ogni uomo , in quanto "imbarca" nel gioco, assurdo e tragico, dell'esistenza. Egli lo propone a tutte quelle persone che, pur convinte della bontà del cristianesimo, non riescono a trovare la fede, giacché non sono state ancora toccate dalla grazia. In assenza cioè, di prove certe, razionali, decisive sull'esistenza o sull'inesistenza di Dio, conviene "scommettere" sull'esistenza e comportarsi come se si ci credesse, essendo in gioco in questa partita, "una infinità di vita infinitamente felice ", contro la rinuncia ai piaceri mondani, che sono "nulla". Tale argomento si rivolge dunque agli indifferenti o agnostici. Anche per P. come i giansenisti, Dio è nascosto.
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Dettagli appunto:
- Autore: Carlo Cilia
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia della filosofia moderna
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