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L'identità degli elementi cinematografici



Per tutta la durata di questo percorso si è rinunciato a mantenere in vigore distinzioni tra termini come critica, analisi e interpretazione, semplicemente per lasciare in sospeso certi distinguo terminologici in modo da potersi concentrare sulla flessibilità delle tipologie discorsive, sulle loro forme di contaminazione reciproca.
Resta comunque il fatto che la tendenza a farsi una visione a compartimenti stagni dell’insieme dei discorsi ad argomento cinematografico risponde più all’esigenza di dare identità specifiche a certe forme di discorso che non alla convinzione che tali distinzioni siano rese necessarie da una serie di caratteristiche immanenti alle forme stesse. È più una questione di comodità classificatoria che di necessità intrinseca.
Tendenzialmente il recensore specializzato ha bisogno di un contesto polemico su cui collocare la propria autorappresentazione intellettuale; distinguersi dagli altri aiuta a ridefinire gli scopi della propria azione, qui come in qualsiasi campo dell’interazione sociale. Uno dei segnali più forti attraverso cui il critico dà specificità alla professione è ciò che, nel contesto particolare della forma-recensione, è stato chiamato effetto-stacco.
In generale, lo specialista rimprovera al quotidianista un atteggiamento poco chiaro nei confronti dell’oggetto di studio: la polemica si concentra sull’esercizio del giudizio. Il quotidianista fa spesso ciò che lo specialista non farebbe mai: decidere normativamento come avrebbe dovuto essere il film, e sulla base di questa immagine del film ideale, valutare più o meno positivamente ciò che ha davanti agli occhi.

Tratto da CRITICA CINEMATOGRAFICA di Nicola Giuseppe Scelsi
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