Classificazione dei generi pittorici del Seicento
Non si può comprendere del tutto ciò che accade nella pittura del Seicento se non si tiene conto che proprio nel corso del secolo si arrivò a sancire la diversa tipologia dei "generi" e a teorizzare la loro classificazione gerarchica. Dalla teoria cinquecentesca della nobiltà del soggetto, quale valore più alto nella rappresentazione pittorica, derivò di fatto, un criterio per stabilire il valore delle varie categorie di opere. Così il marchese Vincenzo Giustiniani, tra il 1620 e il 1630, fissò una scala di 12 modi di dipingere, in base non solo alle tecniche e ai soggetti, ma considerando anche il diverso e crescente grado d’impegno intellettivo che essi richiedevano.
1. LO SPOLVERO (le statue)
2. COPIA PITTORICA
3. COPIA DISEGNATA
Questi primi 3 generi appartengono al dominio della copia.
4. RITRATTO: l’accostamento alla verità naturale porta a scoprire anche nel ritratto il carattere peculiare e irripetibile del personaggio. Annibale Carracci e Caravaggio, da due punti di vista differenti, scoprono la dimensione più intima dell’uomo e non si limitano all’apparenza. Contemporaneamente, Rubens, giunto in Italia, fissa anch’egli un nuovo tipo di ritratto riscoprendo la pittura veneziana e punta sull’esaltazione, in chiave cromatica, della ricchezza dei costumi. A partire dal terzo decennio, Bernini, seppure attraverso la scultura, si è reso capace di ottenere gli stessi effetti espressivi e illusionistici della pittura. Egli realizza un tipo di ritratto che va oltre la fedeltà fisionomica e coglie l’interiorità del personaggio come espressione della sua vitalità, del suo essere parte di una realtà in movimento.
5. RAPPRESENTAZIONE DEI FIORI
Questi altri 2 generi rappresentano l’osservazione minuziosa della realtà.
6. Nel genere del paesaggio va compresa anche la "VEDUTA": essa risponde più direttamente all’esigenza di verità manifestatasi nell’ambito del Naturalismo. Inizialmente il termine "veduta" aveva il significato di "prospettiva". Infatti Giustiniani parlava di "saper dipingere bene le prospettive e le architetture". La veduta si precisò nei suoi connotati più moderni solo quando assunse il carattere di paesaggio descritto con precisione e fedeltà della verità dei luoghi non solo nei motivi ma anche nelle condizioni di luce e di atmosfera. Ciò spiega come la sua fortuna, in quanto genere autonomo, sia legata al progredire della visione razionalistica di cui si fece portatrice, tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700, la classe laica e borghese. Agli inizi del secolo, più precisamente, la veduta si manifestò come rappresentazione topografica realistica.
La veduta esprime la volontà di voler rappresentare la realtà con più ampiezza.
7. PAESAGGIO. A proposito del paesaggio si distinguono due modi di rappresentarlo:
quello più peculiarmente italiano, cioè "senza diligenza di far cose minute, ma con botte, o in confuso, come macchie, però con buon artificio di pittura fondata, o con franchezza esprimendo ogni cosa". E’ un’interpretazione più in chiave idealizzata. Sono questi i paesaggi di Tiziano, Raffaello, dei Carracci, di Guido Reni.
quello di "far paesi con maggior diligenza osservando ogni minuzia di qualsivoglia cosa". E’ un’interpretazione più in chiave realistica. Sono questi i paesaggi di Brugolo, Brill e altri pittori fiamminghi.
Nicolas Poussin fu il maggior esponente del paesaggio storico e di ispirazione letteraria. Egli fissò un impianto compositivo ad imbuto con tre zone orizzontali per definire in modo proporzionale il primo e il secondo piano e il cielo sopra l’orizzonte e con il tipico motivo del controluce.
Salvator Rosa diede un paesaggio fantastico visionario dove spicca il gusto degli "orridi" e delle "orribili bellezze".
8. "FARE GROTTESCHE": Questo è il primo livello di eccellenza. Esso richiede all’artista una competenza universale in quanto è necessario che il pittore osservi molte cose, dalla "pittura antica" alle "invenzioni moderne".
9. BATTAGLIA E CACCE: questo genere non era uovo. Poteva infatti vantare precedenti illustri a partire dal ‘400. Tuttavia nel ‘600 subì un’evoluzione verso moduli più convenzionali e verso diverse interpretazioni.
Una di queste fu la "battaglia" intesa come "fatto di cronaca" ed evento senza eroi. Ne dà esempio il pittore Aniello Falcone: le sue battaglie avevano una composizione fissata da uno sfondo con monti, alcuni cavalli caduti in primo piano e un aquinta architettonica di lato.
Altri esempi furono la "battaglia" definita "filosofica" come nel caso di Salvator Rosa che intese rappresentare l’inutilità della violenza della guerra.
"battaglia" come "celebrazione storica" dove gli eventi raffigurati sono legati alla vita dei committenti.
Il genere delle battaglie e delle cacce esprimono la rappresentazione del mondo dinamico della natura.
10. IL "DIPINGERE DI MANIERA": senza ritrarre il modello.
11. IL "DIPINGERE NATURALE": secondo la concezione naturalistica e quindi con l’oggetto davanti agli occhi.
Il dipingere di maniera e il dipingere naturale sono considerate le due modalità fondamentali.
12. L’UNIONE DEI DUE PRECEDENTI. Si unisce alla fantasia la concretezza naturale. Giustiniani cita come pittori capaci di dipingere in questo modo il Caravaggio, i Carracci e Guido Reni. Giustiniani, infatti, fu ammiratore di Caravaggio: alla sua morte fu trovato in possesso di 12 quadri di Caravaggio tra cui anche l’ "Amor vincit omnia" che egli definiva proprio come il 12esimo genere.
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Dettagli appunto:
- Autore: Katia D'angelo
- Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Conservazione dei Beni Culturali
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