Matrimonio canonico nel codice civile

Il matrimonio religioso è valido quando sia “rato e consumato”, cioè quando sia stato validamente celebrato ed a questo abbia fatto seguito la consumazione.
Il matrimonio canonico riconosce l’esistenza di impedimenti quali l’età, un precedente matrimonio religioso, lo stato di sacerdozio, il voto perpetuo di castità emesso in un istituto religioso, la disparità di culto (intesa come mancanza di battesimo di uno dei due coniugi), un rapporto di consanguineità o di affinità, un omicidio o un tentativo di omicidio della persona del coniuge dell’altra persona, ecc…
Acquista invece grande importanza nel matrimonio canonico l’impotenza, dato che la consumazione è condizione essenziale per la validità del matrimonio.
Non è invece dirimente la sterilità in quanto l’attuale orientamento della Chiesa Cattolica è di considerare l’interesse dei coniugi non di minore importanza rispetto alla procreazione.
Annullamento del matrimonio canonico
Per quanto riguarda il consenso, anche per il diritto canonico questo non può essere viziato a causa delle condizioni psichiche del soggetto.
Questa condizione psichica può essere duratura ma poteva anche essere presente soltanto al momento delle nozze.
Il consenso può essere, poi, viziato dalla violenza fisica o morale.
Il codice di diritto canonico contempla una situazione che è analoga a quella dell’art 122 c.c., cioè la possibilità di un errore sulle qualità del coniuge.
Diversamente dal codice civile, però, indica che la qualità mancante deve essere stata nascosta con l’inganno.
Il matrimonio canonico è idoneo a produrre effetti civili dal giorno della celebrazione dello stesso; per quanto riguarda le sentenze relativi alla nullità del matrimonio emanate dal Tribunale ecclesiastico, va notato che la validazione delle stesse è in pratica sempre decisa dai Tribunali italiani.