Il significato e i contenuti della tutela giuridica delle persone handicappate
La l. 104/92 “superando il concetto di un assistenzialismo diffuso, rivolge attenzione ai diritti, alle reali esigenze, alle aspettative delle persone in difficoltà, considerate come soggetti attivi che si riappropriano a pieno titolo di tutti i diritti sanciti dalla Costituzione; gli interventi previsti dalla nuova disciplina legislativa mirano a concretizzare, pur nella consapevolezza delle difficoltà connesse ai tempi e ai costi di attuazione, una produttiva e reale integrazione della persona con handicap nel tessuto sociale, insieme con una efficace e capillare azione di prevenzione”.
La legge stabilisce che si considera persona handicappata “colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di vita di relazione, di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale e di emarginazione”.
Ai fini di una migliore comprensione di tale definizione, occorre precisare dunque i concetti sui quali essa è fondata:
a. il concetto di minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, non è sinonimo né di malattia, né di infermità, né di amputazione, mutilazione, danno, disabilità o altro: le minorazioni, congenite o acquisite comprendono “gli esiti permanenti delle infermità fisiche, psichiche o sensoriali che comportano un danno funzionare permanente” (chiunque presenti un certo grado di invalidità permanente potrà rientrare nel novero delle persone handicappata, sempre che si realizzino le altre due condizioni stabilite dalla legge);
b. la difficoltà di apprendimento nel caso del minore, oppure la difficoltà persistente allo svolgimento dei compiti e delle funzioni proprie dell’età nel caso di minori e ultrasessantacinquenni, o negli altri casi la difficoltà di integrazione lavorativa;
c. il terzo requisito stabilito dalla legge è che dall’invalidità permanente, causa di difficoltà di apprendimento o di integrazione lavorativa, derivi anche un effettivo “processo di svantaggio sociale o di emarginazione”.
È quest’ultimo requisito il vero e proprio segno caratterizzate la condizione di handicap.
La comprensione dell’effettivo verificarsi di tale situazione dinamica di svantaggio sociale o di emarginazione richiede:
i. la personalizzazione del giudizio valutativo: infatti, a parità di percentuali di invalidità permanente, vi possono essere invalidi che non subiscono nessun sostanziale processo di svantaggio sociale e occupazionale, né vivono situazioni di emarginazione, mentre altri sì;
ii. la considerazione dell’importanza dei cosiddetti fattori estrinseci, inerenti il mercato del lavoro, fattori ambientali e culturali, ecc…; si ripete, infatti, che l’handicap consiste sostanzialmente della mancata integrazione dell’invalido nella vita sociale e lavorativa.
I principali diritti riconosciuti alle persone handicappate sono:
1. diritto all’integrazione scolastica: la persona portatrice di handicap ha diritto all’inserimento nelle sezioni e classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado e nelle università, anche grazie ad apposita programmazione di attività di sostegno;
2. diritto all’integrazione lavorativa: possibilità di occupazione nelle cooperative, nei “centri di lavoro guidato”, nelle “associazioni di volontariato”, ecc…;
3. diritto alla piena integrazione nella vita sociale;
4. diritto ad avere un aiuto personale per lo svolgimento degli atti della vita quotidiana per chi non è autosufficiente;
5. diritto a risiedere in speciali comunità-alloggio e centri socio-riabilitativi perché i presenti handicap di grado elevato, con oneri a carico dei Comuni;
6. diritto di ottenere dai Comuni appositi spazi per parcheggiare la propria auto o permessi speciali per accedere ai centri storici con divieto d’accesso;
7. diritto di ottenere la rimozione di ostacoli che limitano la fruizione di strutture sportive, ricreative e turistiche;
8. diritto di accesso all’informazione e alla comunicazione;
9. diritto di portare in detrazione dal reddito complessivo soggetto ad imposizione fiscale le spese mediche e di assistenza inerenti la condizione di handicap;
10. diritto all’assistenza specialistica, a fornitura di protesi, ecc…, nonché a soggiorno all’estero per cure;
11. diritto alla riserva di alloggi da parte dei Comuni per famiglie con persone con handicap.
Una particolare attenzione viene rivolta dalla legge in esame all’attività di prevenzione: l’handicap, infatti, può in molti casi essere evitato con comportamenti adeguati, ad esempio nel campo degli incidenti stradali, nella prevenzione degli incidenti domestici, degli infortuni sportivi, ecc…; si conferisce soprattutto una particolare importanza alla prevenzione prenatale e alla diagnosi precoce.
La persona handicappata ha diritto a restare nell’ambiente familiare e alla famiglia va assicurata pertanto una corretta e completa informazione di carattere sanitario e sociale che faciliti la comprensione dell’evento, anche in relazione alle possibilità di recupero e di integrazione della persona handicappata nella società.
La famiglia ha diritto inoltre ad un adeguato sostegno non solo di ordine psicologico, ma anche, se necessario, di ordine economico e tecnico.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Medicina Legale, a.a. 2008/2009
- Titolo del libro: Compendio di medicina legale
- Autore del libro: L. Macchiarelli, P. Arbarello, G. Cave Boni, N.M. Di Luca e T. Feola
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