La teoria della personalità criminale
Per questa teoria la nota più tipica e differenziale del criminale rispetto al non criminale sta nel meccanismo del “passaggio all’atto”, cioè nella tendenza a risolvere con l’azione le conflittualità interiori o i disagi ambientali.
A tale tendenza sottostanno i quattro tratti psichici fondamentali della personalità criminale, i “coefficienti di vulnerabilità”, rappresentati, oltre che dall’aggressività e dall’indifferenza affettiva, dall’egocentrismo, e dalla labilità emotiva, cioè dall’instabilità dell’umore, mancanza di fermezza, suggestibilità, mancanza di coerenza e di costanza nelle decisioni ed opinioni.
Per la sua staticità e rigidità, il concetto di “personalità criminale” è stato oggetto di critiche: si è ritenuto che i tratti di personalità, secondo un aggiornamento di tale concetto aperto alle recenti acquisizioni della psicologia e sociologia, debbono essere interpretati in senso dinamico, come il risultato di particolari processi interpersonali e non come un patrimonio originario ed immodificabile.
In approfondite indagini psicoanalitiche della personalità delinquenziale minorile, il delinquente tipico appare caratterizzato non da un “Io” debole e da una carenza del “Super-io”, ma da particolari modalità di funzionamento di queste istanze psichiche.
Il “sistema di controllo” incentrato sull’Io e sul Super-io presenta turbe e alterazioni, che configurano specifici Io e Super-io delinquenziali.
Rifiutandosi il concetto ritenuto semplicistico di Super-io debole o carente, di bambini “senza coscienza”, si è cercato di specificare le differenze tra il Super-io dei bambini aggressivi e quello dei bambini normali, consistenti:
a.nel contenuto di specifici valori, in quanto vi è una identificazione, in certi punti, con un codice delinquenziale tratto dall’ambiente;
b.nell’inadeguatezza della funzione di segnalazione del Super-io, nel senso che, anche se il contenuto dei valori è adeguato, è carente la sensibilità all’infrazione dei medesimi e, inoltre, il Super-io reagisce solo dopo l’azione, anziché precederla;
c.nella deficienza nel meccanismo dell’identificazione, nel senso che i bambini aggressivi non tendono a voler essere come gli educatori desiderano che essi siano;
d.nella presenza di generici disturbi del Super-io, che si trovano anche in altri bambini o in bambini nevrotici (rigidità, ecc…).
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Criminologia, a.a. 2008-09
- Titolo del libro: Il problema della criminalità
- Autore del libro: Ferrando Mantovani
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