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Cenni sulla nascita del diritto romano


Il re disponeva, in materia di repressione criminale, di un incondizionato potere di coercizione e di giurisdizione per la repressione dei reati più gravi che mettevano in pericolo la vita della civitas e dell’istituto monarchico.
Trasformatori il regime da monarchico a repubblicano, la repressione dei reati era affidata al popolo riunito nelle assemblee comiziali.
Il processo popolare venne progressivamente cedendo il posto a tribunali stabili: le quaestiones perpetuae.
Il processo davanti a tali tribunali era tipicamente accusatorio.
L’organizzazione delle giurie esigeva la partecipazione diretta dei cittadini migliori e quindi finché la tensione morale fu alta, il sistema poté funzionare, mentre quando prevalse il disinteresse, la giuria subì un declino.
Il sistema delle quaestiones perpetuae fin dai primi anni del principato iniziò a subire la concorrenza di un nuovo tipo di processo più coerente con il nuovo assetto costituzionale dello Stato.
La questione era affidata a un delegato dell’imperatore che cumulava il potere di accusare, di raccogliere le prove e di giudicare.
Tale procedimento, denominato cognitio extra ordinem, venne poi a sostituirsi alle quaestiones perpetuae.

Tratto da DIRITTO PROCESSUALE PENALE di Stefano Civitelli
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