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L'elaborazione del diritto: il commercio internazionale


Universalità e specialità continuano a segnare l’attività economica e le regole che essa crea e richiede; la globalizzazione dei mercati ne esalta la pervasività.
Anche durante il secolo appena trascorso, nel quale la necessaria derivazione statale delle regole sembrava avere raggiunto un punto di non ritorno, il commercio internazionale non ha smesso di perseguire l’obiettivo di superare la territorialità del diritto: si sono promosse convenzioni internazionali e leggi uniformi, affidate ad arbitri internazionali le soluzioni delle controversie in base ai suoi principi generali.
La globalizzazione si coglie ancor più sotto altro profilo: il progressivo e consapevole abbandono da parte degli Stati nazionali della pretesa di regolare compiutamente l’economia in modo autonomo.
Le folli avventure dei nazionalismi sfociate nelle tragiche esperienze belliche del XX secolo hanno fatto maturare la consapevolezza che condizione di una pace stabile e duratura è la realizzazione di una integrazione fra le nazioni che anche la libertà di commercio internazionale è in grado di assicurare.
Dal punto di vista economico, lo sviluppo costante del sistema e dei profitti richiede che non vi siano ostacoli territoriali al libero scambio e alla libera allocazione della produzione là ove vi siano le condizioni e i costi  più favorevoli per l’impresa.
E’ naturale quindi che oggi la “stanza di compensazione” degli interessi vada progressivamente allontanandosi dagli ordinamenti nazionali.
Non sorprende, quindi, il progetto dell’apposito Alto Commissariato dell’ONU di sottoporre le iniziative economiche delle multinazionali al controllo di compatibilità con la Carte dei diritti dell’Uomo: anche la sintesi tra le ragioni dell’economia e quelle della comunità si avvia ad una collocazione internazionale.
In apparente contraddizione, ma in realtà in perfetta consonanza, con l’indicata evoluzione è l’altra prospettiva del diritto commerciale legata al fenomeno della c.d. concorrenza fra ordinamenti.
Gli Stati, al fine di attirare investimenti, fanno a gara per offrire alle imprese, fra l’altro, un diritto “appetibile”, in generale caratterizzato dalla rimozione di vincoli all’autonomia negoziale, dai minori costi, ecc…
In ambito comunitario, la recente riforma del diritto societario giustifica l’apertura di maggiori spazi all’autonomia negoziale proprio con l’esigenza di competere sul mercato degli ordinamenti.

Tratto da DIRITTO COMMERCIALE di Stefano Civitelli
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